Oltre duemila separazioni all'anno, record a Belluno

La provincia prima in Veneto. A tutela dei figli c'è la mediazione familiare
A destra il direttore generale dell’Usl, Antonio Compostella, a lato due fedi spezzate e le carte per il divorzio. La provincia di Belluno ha il più alto numero di separazioni di tutto il Veneto
A destra il direttore generale dell’Usl, Antonio Compostella, a lato due fedi spezzate e le carte per il divorzio. La provincia di Belluno ha il più alto numero di separazioni di tutto il Veneto
BELLUNO. Belluno è la provincia veneta dove ci si separa di più. Sono oltre 2000 all'anno le separazioni legali che vengono gestite dal tribunale bellunese. Una cifra che in percentuale supera la media del Veneto, mentre a sua volta la media veneta supera quella italiana. A presentarsi ai giudici e prima ancora agli avvocati sono sempre più coppie giovani con bimbi molto piccoli, arrivate al limite della sopportazione reciproca. Situazioni molto spesso pesanti e difficili, che scaturiscono da un clima teso e acceso dove sempre di più i figli diventano lo strumento di ripicche tra coniugi. Questo quadro di profondo scontento e litigiosità di coppia è emerso ieri durante la firma del protocollo di intesa per la promozione e la gestione degli interventi di mediazione familiare in provincia, sottoscritto dalle due Usl, dal presidente del tribunale di Belluno, Sergio Trentanovi, da quello dell'ordine degli avvocati Annarosa Bianchi Bridda, dal presidente del Consultorio Ucipem, avvocato Rosalisa Sartorel e della referente Aiaf sezione di Belluno, avvocato Rita Mondolo. Una task force unita dall'intento di sostenere i compiti dei genitori, aiutandoli a ritrovare uno spazio di confronto e di dialogo perchè anche se si finisce di fare i coniugi, non si finisce mai di essere genitori. I mali della famiglia. Un quadro che parla di una famiglia in crisi e in evoluzione, dove i conflitti sono in aumento come le situazioni difficili, dove avviare un dialogo costruttivo tra i due coniugi non sempre è così semplice. Ma secondo quanto stabilito dalla Regione Veneto, la seconda in Italia, la mediazione familiare è diventata un servizio che rientra nei Lea, nei servizi essenziali di assistenza «perchè la famiglia rappresenta il fulcro della società civile, e questo servizio ha un valore culturale, civile e sociale», ha precisato il dg dell'Usl n. 1, Antonio Compostella. Una presa di posizione della Regione che, come ha ribadito anche il direttore dei servizi sociali, Angelo Tanzarella, «parte dall'assunto che i problemi di una famiglia hanno un impatto sulla salute: ecco perchè il servizio rientra nei Lea sanitari». La mediazione familiare. Lo scopo della mediazione, che è totalmente gratuita, è di proteggere l'anello debole della catena, cioè i figli, come ha sottolineato Maria Arrigoni, dirigente dell'unità operativa Infanzia, adeolescenza e famiglia dell'Usl 1: «Questa iniziativa non mira a rimettere insieme la coppia, ma è incentrata a rispondere ai bisogni dei ragazzi. Un dialogo equilibrato tra genitori separati è garanzia di rapporto adeguato e corretto coi figli». Come funziona. Caratteristiche della mediazione familiare è la volontarietà dei coniugi di intraprendere questo percorso che può avvenire direttamente, cioè rappresenta la prima scelta della coppia, oppure viene consigliato loro o in sede di confronto con i legali o davanti al magistrato in sede di udienza presidenziale. «Se ad oggi sono circa 4-5 le famiglie che vediamo in un anno, segno che questa formula non è conosciuta», ha precisato Arrigoni, lo scopo è di allargare la platea anche se, «non tutti i casi sono risolvibili con la mediazione». Ad oggi sono due i mediatori familiari che operano nell'Usl n. 1, mentre 3 quelli nell'Usl 2. A cui si aggiungono i quattro che operano nel Consultorio privato. L'accordo sarà sottoposto a verifica annuale per monitorare l'efficacia e, se del caso, apportare le modifiche necessarie.

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