Oltre quattro milioni di euro per acquistare servizi esterni

L’Usl 1 nei prossimi tre anni spenderà una somma considerevole per far fronte alla carenza di personale. La voce a bilancio più cospicua è la libera professione



La carenza di medici specialisti costringerà l’Usl 1 Dolomiti a ricorrere sia all’acquisto di prestazioni aggiuntive da parte dei medici già presenti, sia a consulenze e infine a servizi in libera professione. Il tutto con un aumento dei costi. Si parla per tutte queste voci di oltre 4 milioni di euro che si andranno ad aggiungere ad un bilancio da qualche anno già ingessato e ridotto. Servirebbero 528 medici all’interno delle strutture dell’azienda sanitaria bellunese e 2.875 tra infermieri, ostetriche, personale tecnico, della riabilitazione e della prevenzione, operatorio socio sanitari e amministrativi, per una dotazione organica pari a 3.403 unità. Mentre oggi si può contare su una dotazione di 3.252 persone. Il personale dovrà gestire da un lato 35 strutture complesse e 542 posti letto tra l’ospedale San Martino di Belluno, quelli di Agordo e Pieve di Cadore, e dall’altro 359 posti e 22 strutture complesse nel Feltrino (Santa Maria del Prato e Lamon).

«La dotazione di cui avremmo bisogno», scrive il direttore generale, Adriano Rasi Caldogno, «non potrà essere raggiunta, vista la carenza sul mercato di alcune figure specializzate, come anestesisti, ginecologi, medici d’urgenza, internisti, neurologi, ortopedici, pediatri e personale della Radiodiagnostica. Inoltre le caratteristiche orografiche e la bassa densità abitativa della provincia insieme al turn over molto elevato non permettono di giungere all’assunzione di tutto il personale necessario». E così l’Usl fa una previsione della spesa che dovrà sostenere da qui ai prossimi tre anni per reperire le risorse umane con altri mezzi.

E inoltre si dovranno fare i conti con l’uscita dal lavoro di molti camici bianchi che approfitteranno della quota 100 messa a disposizione dal Governo.

Così per sopperire alla carenza di organico e garantire le attività assistenziali, l’azienda sarà costretta a ricorrere ad altre forme di reclutamento, come l’acquisizione di prestazioni aggiuntive da parte di medici già in servizio, la stipula sia di convenzioni con altre aziende sanitarie per prestazioni di consulenza e i contratti di lavoro autonomo.

«Il nostro obiettivo resta l’assunzione diretta del personale così da consentire un carico di lavoro appropriato al personale dipendente» precisa Rasi Caldogno che parla di «incrementare il personale dell’area tecnico-amministrativa e delle categorie protette».

Per quanto riguarda i medici convenzionati si prevede «un incremento di queste figure con conseguente aumento dei relativi costi per garantire l’attività specialistica territoriale nell’ambito delle cure primarie», sottolinea il dg. «Continueranno le consulenze, soprattutto per la Neurochirurgia garantita dall’Usl 2 Marca Trevigiana. Avremo anche dei contratti in somministrazione a tempo determinato per i cuochi della cucina, per compensare alcune cessazioni e garantire il servizio di ristorazione, in attesa che venga attivata la gara regionale e la nuova fornitura di pasti con il sistema cook and chill».

Le prestazioni aggiuntive costeranno un milione di euro, mentre per l’acquisto dell’opera di liberi professionisti si parla di oltre 1,8 milioni all’anno. Inoltre, 145 mila euro andranno per i contratti di somministrazione per i cuochi e 612 mila per le consulenze. Per quanto riguarda le convenzioni con i medici per l’emergenza territoriale si spenderanno quasi 850 mila euro. —



Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi