Omicidio Martini, la rabbia della famiglia

A un mese e mezzo dall’assassino del tassista in Colombia nessuna novità: «Non ci dicono niente»

SANTIAGO DE CALI. L’ambasciata tace. La famiglia Martini è combattuta tra la voglia di gridare tutto il suo disappunto per questo assordante silenzio, sull’omicidio in Colombia di Emanuele, e la necessità di non disturbare troppo i manovratori, perché il canale diplomatico è l’unico in grado di funzionare, anche se con le sue tempistiche. La rabbia c’è ed è inevitabile.

A un mese e mezzo dall’assassinio dell’8 giugno a un semaforo della Calle 73 di Santiago de Cali, dal Sudamerica non è arrivata uno straccio di notizia ufficiale: «Non abbiamo saputo niente», sospira la sorella Martina Martini, «ci dicono che le indagini sono ancora in corso e, fino alla loro conclusione, non avremo informazioni di prima mano. Noi stiamo cominciando ad avere dei dubbi anche sulla dinamica dell’omicidio: non sappiamo se l’assassino fosse a bordo di una moto, come hanno scritto i quotidiani locali El Pais ed El Tiempo oppure in macchina. Non abbiamo certezze nemmeno su questo, figurarsi su tutto il resto».

Diana, la fidanzata del 44enne tassista senza la licenza ufficiale originario di Mel, aveva fatto sapere dell’arresto di un certo Jhon Freddy, lo stesso che il 16 dicembre di due anni fa aveva aggredito Martini, rendendolo cieco da un occhio con la canna di una pistola: «Siamo sicuri che questo arresto ci sia veramente stato? Noi abbiamo incaricato l’avvocato Ariano di seguire la vicenda per noi e lui stesso aveva ricevuto la notizia, ma a questo punto non so davvero cosa pensare. Non ho nemmeno più rapporti con questa Diana, che non ha fatto molto, al di là delle richieste di soldi per la celebrazione dei funerali: dunque non ci resta che l’ambasciata».

Ambasciata che evidentemente non si confronta con la Fiscalia, la procura della Repubblica di questa città da più di due milioni di abitanti e nota per la musica Salsa e per l’Allegria: «Mi sembra strano che la diplomazia non tuteli gli interessi della famiglia di un cittadino italiano, che è stato ammazzato in mezzo alla strada, per di più in pieno giorno e in mezzo a chissà quanti potenziali testimoni. Allo stesso tempo, non possiamo farci sentire più di tanto, perché questa è l’unica carta che ci resta in mano. Dobbiamo per forza portare pazienza e aspettare che qualcosa si muova, con la speranza che le indagini stiano procedendo nella giusta direzione e approdino a qualcosa di concreto. Finora non c’è niente». (g.s.)

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