Open Space, il Comune va per vie legali

Il gestore del locale al piano terra del Comun Vecio è moroso di una cifra molto rilevante; falliti i tentativi di conciliazione
Di Marina Menardi

CORTINA. Il gestore dell'Open Space non paga l'affitto e così la giunta ha deciso di ricorrere al recupero crediti. Con una delibera di giunta pubblicata all'albo on line l'11 ottobre, Cortina ha dunque deciso di non concedere più proroghe ai pagamenti del canone di locazione dei locali situati al piano terra del Comun Vecio, destinati a bar in seguito ad una decisione dell'Amministrazione risalente al 2008 e concretizzatasi con un contratto nel 2010.

«Nonostante i numerosi tentativi ed incontri tra le parti non si è giunti ad una soluzione bonaria della controversia», si legge nella delibera.

«Precisato che tali tentativi sono stati compiuti per la necessità di dare continuazione ai servizi rivolti alla cittadinanza e ai turisti, servizi previsti dal bando di gara per l’affidamento della gestione di pubblico esercizio prot. 13274/2008; ritenuto pertanto necessario affidare ad un legale di fiducia l’incarico di tutelare in via giudiziaria le ragioni del Comune e pertanto recuperare i crediti dovuti ed ottenere lo sgombero dei locali mediante l’azione di sfratto per morosità», la giunta ha deliberato «di affidare ad un legale di fiducia l’incarico di tutelare in via giudiziaria le ragioni del Comune e pertanto recuperare i crediti dovuti dalla società Open Space srl relativi al pagamento di canoni di locazione per la concessione di locali situati nel Comun Vecio». Già da tempo si vociferava sul fatto che l'Open Space S.r.l. non pagasse l'affitto, ma nessuno sapeva con certezza se la cosa fosse vera. La delibera conferma ora le voci, anche se non trapela quanto sia l'importo dovuto al Comune e da quanto tempo i pagamenti non siano stati effettuati. Secondo il bando di gara del 15 settembre 2008 per l'affidamento della gestione degli spazi dell'ex municipio, prima occupati dalla ex Cit e successivamente adibiti a mostre stagionali, il canone di affitto a base d'asta era di 60 mila euro annui più Iva. Detto che almeno per un paio d’anni l’esercizio ha lavorato, si può ragionevolmente pensare che il debito accumulato sia di diverse decine di migliaia di euro. L'esercizio era anche vincolato all’apertura per undici mesi l’anno e per sedici ore al giorno, allo scopo di offrire un servizio sia al residente nel fuori stagione, sia al turista. Nel contempo, l’introito dell’affitto avrebbe reso economicamente attivo per le casse del Comune un immobile, che altrimenti avrebbe generato solo costi. Il bando venne vinto da Massimiliano Flore, Giorgio Marchesini, Cristiano Prantera e Riccardo Da Rin; ma, dei soci originari, ora ne è rimasto solo uno, Giorgio Marchesini. Ed è su di lui che il Comune si rivarrà per ottenere quanto dovuto per la morosità dei pagamenti.

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