Operai in nero, impresa punita
QUERO VAS. Quei lavoratori non potevano proprio esserci. Un impresario edile del Sud, con azienda con sede nel Feltrino, è stato condannato dal giudice Scolozzi al pagamento di un’ammenda di 4 mila euro. Giusto quello che aveva chiesto il pubblico ministero Rossi in sede di discussione, alla fine della prima udienza di ieri mattina. La contestazione a E.V. risale ormai all’ottobre 2012, quando i carabinieri del Nucleo ispettorato del lavoro sono andati a fare un’ispezione in un cantiere di Vas, quando ancora il paese faceva comune a sè e non era fuso con quello di Quero.
Nella documentazione obbligatoria i militari avevano verificato che non risultava l’impiego di manodopera in misura superiore al 20 per cento del totale degli impiegati. In poche parole c’era della gente che operava in nero, il ché aveva provocato la sospensione dei lavori: violazione al testo unico in materia di sicurezza sul lavoro e provvedimento inevitabile.
In seguito, l’uomo sarà accusato anche di non aver inviato agli stessi carabinieri la documentazione richiesta nel verbale di contestazione del giorno dell’ispezione. Il fatto di non aver esibito questi documenti è una violazione della legge 628 del 1961. L’uomo era difeso d’ufficio dall’avvocato Garlet e l’udienza definitiva è durata abbastanza poco. Il pubblico ministero ha ritenuto provata la colpevolezza dell’imputato in merito a entrambe le contravvenzioni, chiedendo di conseguenza una condanna al pagamento di una sanzione pecuniaria. La difesa non poteva che vederla da una prospettiva completamente diversa, alla fine il giudice Scolozzi ha dato ragione alla tesi della pubblica accusa, sentenziando una condanna al pagamento di 4 mila euro di ammenda. (g.s.)
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