Operaio folgorato: quattro condanne

BELLUNO Folgorato sul tetto della chiesa: quattro condanne e tre assoluzioni. Per la morte dell’operaio trevigiano Loris De Faveri, a Villa di Villa di Mel, il giudice Scolozzi ha condannato a otto mesi di reclusione con la condizionale e i benefici di legge Andrea Lorenzon, della Lorenzon costruzioni; Francesca Cais della Edil Group, l’impresa esecutrice dell’opera in subappalto; il capocantiere Ottavio Paier e il preposto Mauro Meler. Erano accusati di omicidio colposo con l’aggravante della violazione delle norme di sicurezza.
Assolti con formula dubitativa il parroco e committente del lavori, don Giuseppe De Nardo, perché il fatto non sussiste; Andrea Durigon della Altedil, l’impresa che installò il ponteggio perché il fatto non costituisce reato; l’elettricista Mario Dall’Asen, che approntò l’impianto elettrico provvisorio in canonica, per non aver commesso il fatto. Assolte anche le quattro incolpate Lorenzon costruzioni ed Edil Group di Pieve di Soligo, Altedil di Istrana e Dall’Asen impianti di Mel.
È la cosiddetta responsabilità amministrativa, per la quale le aziende rischiano multe pesantissime, nel caso siano colpevoli. Il pubblico ministero Rossi aveva chiesto il pagamento di 150 mila euro per ciascuna e aveva ritenuto provata la penale responsabilità di tutti e sette gli imputati, domandando due anni con le attenuanti generiche
L’incidente mortale sul lavoro è del 26 settembre 2014, nel cantiere della chiesa di San Nicolò, nell’allora frazione di Mel. Il processo si è sviluppato, oltre che sulle testimonianze, sui pareri dei consulenti di parte: Alberton per la Procura, i colleghi delle difese e il super perito del tribunale Arato. Gli specialisti sono arrivati alle conclusioni più diverse e hanno permesso agli avvocati Sancandi, Zanon, Cagnin, Arrigo, De Bertolis, Benvegnù, De Pellegrini, Basso e Perco di puntare all’assoluzione per i rispettivi assistiti.
De Faveri perse la vita mentre stava scavalcando il ponteggio e finì con il corpo su un cavo elettrico usurato a sette metri e mezzo da terra, quello che dalla casa accanto entra nella canonica. Avrebbe scelto una strada alternativa, che prevedeva il transito in una zona nella quale non erano previsti lavori, ma che non aveva un passaggio adeguato. Il pericolo era di entrare in contatto con il cavo in tensione oppure di cadere.
Il lavoratore ha toccato quel filo ed è rimasto folgorato. Erano le 11 del mattino, un quarto d’ora dopo è stata staccata la corrente del cantiere e 50 minuti dopo quella della chiesa. Tutto fa pensare che il corpo dell’operaio sia stato attraversato per un arco di tempo inferiore, questo perché l’uomo ha toccato il cordino con la mano destra e il ponteggio con l’interno del gomito sinistro. È in questi punti che ci sono state trovate le lesioni più gravi.
La famiglia è stata risarcita e ha ritirato la costituzione di parte civile. Altri due imputati avevano scelto l’abbreviato: il direttore dei lavori Stefano Varaschin è stato assolto, mentre il responsabile della sicurezza Alfio De Bacco è stato condannato a nove mesi. La Cassazione ha confermato la sentenza di appello, dopo l’anno in primo grado. –
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