Opere pubbliche, a Bellunosarà un 2010 di austerity

Sono il recupero di Palazzo e Bembo e della scuola elementare Gabelli a concentrare le risorse del piano delle opere pubbliche 2010 a Belluno. Il piano per l’anno in corso e quello triennale, da qui al 2012, sono stati adottati dalla giunta comunale nelle settimane scorse ed evidenziano la tendenza all’austerità nelle pubbliche amministrazioni. I soldi per realizzare nuove opere sono pochissimi
BELLUNO.
Sono il recupero di Palazzo e Bembo e della scuola elementare Gabelli a concentrare le risorse del piano delle opere pubbliche 2010. Il piano per l’anno in corso e quello triennale, da qui al 2012, sono stati adottati dalla giunta comunale nelle settimane scorse ed evidenziano la tendenza all’austerità nelle pubbliche amministrazioni. I soldi per realizzare nuove opere sono pochissimi, sempre meno ogni anno e il Comune di Belluno deve fare i conti con lo sforamento del patto di stabilità, scelta che vieta il ricorso a nuovi mutui. «Ma non li avremmo fatti comunque», spiega il sindaco Antonio Prade, «perché secondo noi occorre realizzare quanto c’è già in cantiere, non caricare il Comune di ulteriori debiti». Il piano delle opere pubbliche 2010 si riassume in breve: Palazzo Bembo (3,1 milioni ma sono solo virtuali), il secondo lotto dell’ex Caserma dei vigili del fuoco di Piazza Piloni (311 mila euro), nuovi lavori in casa di riposo (250 mila euro) e 800 mila euro per iniziare il recupero delle Gabelli (che continuerà nei prossimi anni). Per quanto riguarda la viabilità si prevede di realizzare il marciapiede in via Montegrappa e di allargare via Gresal, per poi aggiungere manutenzioni varie e estendimenti dell’illuminazione pubblica. Nel piano c’è anche il campo sintetico al Polisportivo e uno stanziamento importante per le progettazioni (100 mila euro). In tutto si tratta di 5,5 milioni di euro, cui si aggiungono altri 2,5 milioni circa in manutenzioni e interventi di importi limitati. Parte di questi soldi non verrà spesa sul serio, perché il piano “accantona” le somme necessarie, cioè indica quanti soldi servono per un’opera, ma è assai improbabile che essa venga progettata e realizzata nell’arco dell’anno. In compenso, fuori dal piano, potrebbero arrivare fondi da enti superiori per progetti non citati ma che vengono considerati molto importanti. «Nel 2009», ricorda il sindaco, «abbiamo realizzato, cioè pagato, opere pubbliche per 13,5 milioni di euro, a fronte di una media annuale passata di 4,5. Abbiamo cioè raggiunto uno degli obiettivi di questa amministrazione: favorire la ripresa economica. In un periodo di crisi non sono utili tanto le grandi opere, quanto gli interventi medio piccoli, ma soprattutto già avviati. Lo dice anche la Cgil: le manutenzioni pubbliche sono il volano più importante per uscire dalla crisi, perché fanno lavorare le imprese locali». Ma non si può andare sempre in quinta: «Quest’anno», prosegue Prade, «ci dedicheremo alla progettazione. Il piano delle opere pubbliche in realtà è soggetto a continui aggiornamenti, non è definitivo e tanto meno il triennale. Parallelamente è in corso una sinergia con altri enti (Stato, Regione, Fondazione Cariverona...) per realizzare altre partite “a sorpresa”». E’ il caso ad esempio del ponte sul Piave a San Pietro in Campo, del recupero delle ex caserme dismesse, o di altri interventi di viabilità. Tornando al 2009, Prade ha un unico rimpianto: «Non aver potuto dare il via al restauro dell’Auditorium, ma speriamo ancora nell’aiuto della Fondazione. La nostra idea era: Auditorium e via Gresal, centro e periferia, perché questa città è duale, non unica».

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