Ortopedia, 200 pazienti in lista di attesa all'ospedale di Agordo

AGORDO. «Ho circa 200 pazienti in lista d’attesa che hanno dei disagi e per i quali, in alcuni casi, la situazione clinica rischia di peggiorare. Serve un ospedale attivo per far fronte anche alle richieste dei villeggianti, ma serve anche che i villeggianti prestino tanta attenzione perché la struttura è in affanno. Per quanto riguarda il rischio contagio, l’ospedale è uno dei posti più sicuri. È sbagliato non andare al Pronto soccorso per paura di contrarre il Covid».
Lo ha detto ieri in una lunga intervista a Claudio Fontanive di Radio Più il primario del reparto di Ortopedia di Agordo, Federico Botto. Dalle sue parole è emersa la preoccupazione per la difficile situazione che attanaglia il reparto.
«Siamo chiusi da 45 giorni», ha ricordato, «viene garantito il Pronto soccorso dal lunedì al venerdì, ma nei prefestivi e festivi non abbiamo lo specialista ortopedico: quindi anche per una banale distorsione che necessita di visita specialistica il paziente deve essere trasportato a Belluno, che è l’unica ortopedia in attività dell’Usl con un notevole sovraccarico chirurgico e diagnostico».
Ad aumentare le preoccupazioni è l’arrivo delle festività natalizie. È vero che, al momento, le piste non saranno aperte prima del 7 gennaio, ma è possibile che ci siano comunque tanti turisti che decidano di fare scialpinismo, sci di fondo, passeggiate con o senza ciaspe. «Più gente c’è più probabilità di lesioni ci sarà», dice Botto, «fino al prossimo week end non c’è copertura totale di medici ortopedici. Spero che, con il periodo natalizio, il servizio specialistico nei giorni festivi sia riattivato anche con la presenza di un consulente esterno: o in libera professione o mandato dagli organici ortopedici di Belluno. La Chirurgia, però, è ferma: non facciamo né quella d’elezione né quella traumatologica».
Dopo il lockdown della scorsa primavera, l’Ortopedia di Agordo aveva recuperato l’attività pregressa, ma la nuova ondata di Covid-19 ha riempito di nuovo le liste di attesa.
«Faccio circa 600 interventi l’anno», dice Botto, «quattro mesi di stop non sono pochi. Vuol dire che oggi ho 200 pazienti che aspettano. Ciò in un ospedale che fa mille interventi l’anno di cui 250-280 legati alla traumatologia e gli altri all’alta specialità. Alcuni pazienti hanno delle patologie delle articolazioni e hanno bisogno di riprendere l’attività lavorativa o sportiva; altre hanno bisogno di chirurgia protesica. A volte si tratta di persone anziane che non si muovono o si muovono poco e possono peggiorare patologie concomitanti. Un diabetico ha bisogno di muoversi: se non lo fa peggiora la sua situazione ortopedica, ma anche quella clinica. Capisco che il Covid stia succhiando quasi tutte le risorse del sistema sanitario pubblico, ma ci sono anche gli altri pazienti a cui dobbiamo dare una risposta, altrimenti ci troveremo ad affrontare situazioni di disagio e qualcuno potrà sporgere rimostranze o denunce».
Da qui l’appello alla prudenza ai villeggianti, ma non solo. Nell’intervista Botto ha parlato anche del futuro dell’ospedale di Agordo. «Sarebbe un piccolo gioiello», ha evidenziato, «però facciamo fatica a far sì che nuovi ortopedici e giovani abbiano voglia di venire quassù. È un problema di tutta l’Usl: non siamo attrattivi, forse in parte è colpa nostra, ma la situazione a livello amministrativo non ci avvantaggia». —
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