Ospedale declassato, il Pd: «Serve una mobilitazione»

BELLUNO. «Difendiamo il territorio, senza fare a gara a chi arriva prima». Il nuovo Piano Sanitario regionale prevede il declassamento dell’ospedale San Martino, il gruppo consiliare del Pd-Pse...

BELLUNO. «Difendiamo il territorio, senza fare a gara a chi arriva prima». Il nuovo Piano Sanitario regionale prevede il declassamento dell’ospedale San Martino, il gruppo consiliare del Pd-Pse ribadisce con fermezza che il Partito Democratico «si batterà con tutte le sue forze, in ogni sede amministrativa, per difendere la salute della nostra Provincia».

Lo scrivono in una nota Erika Dal Farra e Paolo Bello, che hanno anche chiesto di convocare il prima possibile un consiglio comunale straordinario con unico punto la discussione sull’ospedale: «Abbiamo ricevuto una risposta positiva dal presidente del consiglio comunale sulla necessità di approfondire la vicenda nel modo più largo e possibile», continuano. «Lo spirito della nostra iniziativa è esattamente questo: far sì che nel territorio ci sia una mobilitazione larga e condivisa per far sentire la voce dei cittadini in un momento così importante per futuro della nostra provincia. Non si può ridurre la discussione ad una mera diatriba semantica tra “hub” e “spoke”, né tantomeno si può parlare di aspetti tecnici o numerici quando in ballo c’è la salute dei cittadini. La Provincia di Belluno ha rivendicato una sua specificità regionale e nazionale, in quanto territorio interamente montano, attraverso il voto popolare esercitato con il Referendum del 22 ottobre 2017. In virtù di tutto questo, chiediamo a tutti gli esponenti politici del territorio, di qualunque estrazione, ma anche alla società civile e alle parti sociali, di aiutarci in questa battaglia».

«Ci auguriamo che questa occasione non sia, come già successo in passato, una gara a chi arriva prima», concludono. «Sarebbe intollerabile che un tema così essenziale e basilare come la salute diventasse territorio di conquista politica».



Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi