Ospedale di Belluno: no allo sdoppiamento di oncologia

«Non sdoppiate il reparto di oncologia». E' forte la preoccupazione della sezione bellunese della Lega italiana contro i tumori, per un progetto di ristrutturazione ospedaliera deciso dalla Usl 1
Qui a fianco Renzo Zampieri presidente della Lega italiana contro i tumori della sezione di Belluno che chiede di non sdoppiare il reparto di oncologia a destra l’ospedale di Belluno
Qui a fianco Renzo Zampieri presidente della Lega italiana contro i tumori della sezione di Belluno che chiede di non sdoppiare il reparto di oncologia a destra l’ospedale di Belluno
BELLUNO. «Non sdoppiate il reparto di oncologia». E' forte la preoccupazione della sezione bellunese della Lega italiana contro i tumori, per un progetto di ristrutturazione ospedaliera deciso dalla Usl 1 all'interno del San Martino. L'azienda assicura che l'unico obiettivo è quello di migliorare la sistemazione alberghiera e il servizio stesso, ma la Lilt ritiene che il piano non sia adeguato alle esigenze dei malati. Oggi il reparto di oncologia si trova al terzo piano del complesso principale. L'Usl intende mantenere in quegli spazi gli ambulatori e il day hospital, trasferendo le degenze al quarto piano dell'ala est. In questo modo le aree a disposizione di oncologia verrebbero ampliate, oltre a risolvere la necessità di adeguare le camere agli standard di altri reparti. Anzi, l'azenda sanitaria dichiara di voler offrire ai degenti di oncologia un "hotel a cinque stelle". Il problema, segnalato dal presidente della Lilt bellunese Renzo Zampieri, sta nella distanza tra i due reparti: «Con lo sdoppiamento», dice Zampieri, «degenze e ambulatori verrebbero a trovarsi molto lontani, in due fabbricati diversi dell'ospedale. I medici sarebbero in un posto, negli ambulatori, e i pazienti da tutt'altra parte. Inoltre le camere di oncologia saranno accorpate a quelle di medicina, ma si tratta di pazienti che hanno necessità di privacy e di trattamento molto diversi. I pazienti oncologici, i loro parenti e i loro medici troverebbero grande disagio da questo cambiamento. Io non ragioni da ingegnere, mi metto nei panni di un malato e per questo credo che sdoppiare il reparto sia sbagliato». Zampieri, una ventina di giorni fa, ne ha scritto al direttore generale dell'Usl 1 Antonio Compostella e al presidente della Conferenza dei sindaci Angelo Paganin, assessore del Comune di Belluno. «Per molti giorni non sono arrivate risposte», spiega ancora Zampieri, «poi, dopo un'uscita sulla stampa, sono stato contattato dall'Usl e mi ha chiamato anche il sindaco di Belluno Antonio Prade». Il sindaco Prade considera quelle della Lilt: «Preoccupazioni apprezzabili. Devo ancora parlarne con il direttore generale per avere un'idea più precisa della questione. So che anche alcuni consiglieri comunali si stanno interessando al problema». La Lilt chiede che ci sia, da parte del consiglio comunale, un'azione di supporto all'associazione, al fine di evitare lo sdoppiamento del reparto e l'assemblea di Palazzo Rosso ne parlerà oggi grazie all'ordine del giorno del consigliere Marco Garibaldi. «Il malato oncologico», afferma Zampieri, «proprio per la gravità della sua malattia, ha bisogno di un'assistenza particolare da parte del personale medico, ma necessita anche di una presenza assidua e nel contempo discreta dei familiari. Con lo spostamento delle degenze al quarto piano tutto questo potrebbe venire compromesso. Senza contare la difficoltà dei medici, costretti a continui spostamenti tra i due reparti ospedalieri». Zampieri ricorda la grande competenza del personale medico e infermieristico del reparto di oncologia del nosocomio bellunese, paventando che qualsiasi cambiamento potrebbe determinare un peggioramento dei servizi erogati ai malati oncologici che oggi vi fanno riferimento con grande fiducia». La risposta dell'Usl non è bastata alla Lilt: «Le argomentazioni sono perlopiù di ordine organizzativo senza tener conto degli aspetti umani e di servizio da noi sollevati. Non vorremmo che questo preludesse alla trasformazione del reparto in servizio e quindi Belluno, capoluogo di provincia, verrebbe così privato di un punto qualificante per la sanità locale». (i.a.)

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