Ospedali depotenziati? «Anzi, sono valorizzati»

Critico il dg dell’Usl, Rasi Caldogno dopo la mozione dei sindaci sull’atto aziendale «Seguite le linee venete, nessuno degli amministratori ha chiesto spiegazioni»
BELLUNO. «Ho seguito pedissequamente quanto previsto dalla Regione sia nell’impianto delle schede ospedaliere del 2013 sia nelle linee guida emanate ad agosto. Abbiamo ricevuto poi tutti i placet da parte degli organismi previsti e quindi mi sento tranquillo sull’azione fatta. Non entro invece nel merito delle polemiche politiche degli amministratori».


Il direttore generale dell’Usl 1, Adriano Rasi Caldogno non ha preso troppo bene le accuse contro la dirigenza e l’atto aziendale arrivata dai sindaci riuniti nella Conferenza dell’azienda sanitaria e si dice «stupito da questa critica virulenta ma comprendo anche il clima di forte agitazione che sta vivendo in questi frangenti il territorio per cui ogni occasione è buona per provocare inutili polemiche».


I primi cittadini venerdì hanno votato all’unanimità una mozione che sarà portata all’attenzione dei singoli consigli comunali, in cui si evidenzia come questa nuova programmazione aziendale comporterà «un depotenziamento degli ospedali del distretto di Belluno, venendo a mancare le unità semplici di emodinamica, di elisoccorso, di chirurgia ed altro ancora». E così il dg richiama ai suoi compiti la Conferenza, invitandola ad «occuparsi di questioni territoriali socio-sanitarie» e non di sanità pura e semplice. «Se i sindaci avevano qualcosa da dire avrebbero potuto chiedere un incontro e gli avremmo spiegato l’atto aziendale, ma da quando ad ottobre abbiamo predisposto il documento ad oggi, nessuno si è mai fatto vivo», rimbrotta gli amministratori lo stesso direttore generale che spiega come stanno le cose.


«La proposta di atto aziendale è stata adottata ad ottobre ed è stata redatta sulla base delle linee guida regionali, sentita la 5ª Commissione. Inoltre, il testo ha raccolto il parere positivo del consiglio dei sanitari e anche l’ok del collegio di direzione composto da tutti i capi dipartimento, i quali hanno esposto alcune osservazioni recepite dal documento. Le scelte sono state presentate a sindacati ed esecutivi dei sindaci, ma nessuno ha obiettato nulla. E così è stato inviato a Venezia per l’approvazione», conferma Rasi Caldogno che tranquillizza gli amministratori. «Non ci sarà alcun depotenziamento né dell’ospedale hub di Belluno né di quelli di Agordo e Pieve di Cadore, anzi molte unità semplici sono state potenziate, passando a unità semplici dipartimentali», dice il capo dell’Usl. «E non c’è alcuna intenzione di eliminare l’elisoccorso. L’unità semplice di elisoccorso presente sulle vecchie carte, non è mai stata attivata né c’erano le condizioni per farlo, per cui l’abbiamo tolta. Ma resta invariato il progetto di potenziare il servizio di urgenza-emergenza. E non potrebbe essere altrimenti».


Ma che fine faranno l’emodinamica e le altre unità semplici della Chirurgia e della Cardiologia sparite, come denunciano i sindaci? «L’Emodinamica passa sotto l’area dipartimentale radiologica perché si tratta di una procedura interventistica, inoltre negli ospedali moderni si lavora in un’ottica di integrazione tra i vari reparti. Si pensi anche alla chirurgia della mano che abbiamo collegato al reparto di Ortopedia ad Agordo. Inoltre», prosegue il dg, «abbiamo attivato molte più unità operative semplici rispetto a quanto previsto e altre ne abbiamo preventivate: a decidere saranno le risorse e l’organizzazione dei servizi. Togliere le unità semplici non significa togliere le competenze o le specializzazioni dei singoli reparti. Per quanto riguarda la chirurgia epatobiliare, poi, i sindaci guardino le schede ospedaliere che parlano di Feltre come di un centro di riferimento per l’oncologia gastrointestinale. E anche per quanto riguarda il passaggio dell’unità semplice di chirurgia di Agordo a quella complessa di Pieve, anche questo risponde alle schede ospedaliere, dove si dice che il primariato di Agordo è condiviso con Pieve», conclude Rasi Caldogno.


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