Ossini, un atto d’amore. «Le Dolomiti ampezzane le montagne più belle»

L’INTERVISTA
Massimiliano Ossini si è guadagnato sul campo i galloni di testimonial della montagna: la “sua” Linea Bianca si è rivelato il miglior prodotto di promozione, in grado di catturare l’attenzione di 14 milioni di persone nel mondo. Residente nelle Marche, ad Ascoli, Ossini è oggi a tutti gli effetti un cortinese d’adozione. Un colpo di fulmine, allargatosi presto a tutto il Cadore fino a raggiungere le Tre Cime.
Massimiliano, dove e come nasce la tua passione per la montagna?
«Da bambino, in Abruzzo, dove mio padre mi portava sia in inverno e sia in estate. Lì ho scoperto la passione per lo sci ma anche per la natura e per gli animali. Da quella passione è nata Linea Bianca. È stata una scommessa personale che sento di aver vinto. Avevo fatto per quattro anni Linea Verde prima di decidere di portare gli stessi temi in un format dedicato ai territori sopra i seicento metri. Un format a tutto tondo, che abbraccia vari argomenti e che fonda il proprio successo sulle storie raccontate da chi, quei territori, li vive quotidianamente abitandoli».
Confermi che Linea Bianca, oggi, è un incentivo alle presenze in montagna?
«Non lo dico io, ma i numeri. Il lancio del prodotto è coinciso con il boom turistico della montagna avvenuto quattro anni fa. Non vogliamo prenderci tutti i meriti, ma di sicuro abbiamo offerto il nostro contributo. Gran parte della mia squadra, prima di iniziare a lavorare per Linea Bianca, non era mai stata in montagna. Abbiamo oggi 14 milioni di persone che ci seguono in tutto il mondo, soprattutto in Sudamerica e Canada. L’estate scorsa sono stato contattato sui social da 40 canadesi che, una volta vista Linea Bianca hanno deciso di venire in Italia».
Cortina, la tua seconda casa, sarà la protagonista della puntata in onda sabato 21: qualche anticipazione?
«Intanto sono molto legato a Cortina dove ho anche conosciuto mia moglie. È un posto straordinario come devo dire che è straordinario tutto il Cadore. L’estate scorsa sono stato in vacanza negli Stati Uniti facendo il giro dei parchi. Lo dico candidamente, niente a che vedere con le bellezze delle nostre Dolomiti. Noi forse ci sentiamo un po’ abituati a quei panorami perché abbiamo la fortuna di averli sempre davanti, ma davvero al mondo non esiste bellezza naturale e paesaggistica migliore. A proposito della prossima puntata, gli effetti del coronavirus ci hanno costretto a modificare un po’ le cose. Abbiamo deciso a malincuore di cancellare la parte finale caratterizzata da una sciata collettiva con Kristian Ghedina e Wendy Siorpaes; una questione di buonsenso».
Cortina veleggia comunque verso i grandi eventi 2021 e 2016...
«Si respira un’aria nuova a Cortina, euforica. Sono grandi eventi da sfruttare per quegli interventi richiesti da tempo. I Mondiali, ma soprattutto le Olimpiadi, dovranno fungere da acceleratore, ci sono tanti giovani vogliosi di fare. Mi sento però di aggiungere una cosa: diffidate da chi guarda questi eventi come un qualcosa di estemporaneo, da sfruttare finché si può. Bisognerà lavorare guardando oltre il 2026».
Parentesi sul tuo ultimo successo, il libro Kalipé...
«La montagna è una scuola di vita, insegna a vivere meglio anche in città. Soprattutto ci insegna a riflettere, a fare i conti con noi stessi. La natura poi ci manda messaggi quotidianamente. Vaia è uno di questi. Dobbiamo vivere più responsabilmente, in montagna come altrove. La montagna non è solo sci, d’inverno se manca la neve si possono fare altre cose. Bisogna ripensare la vacanza anche in funzione dei cambiamenti climatici».
Come si combatte lo spopolamento delle terre alte?
«Investendo: lassù servono risorse economiche, oltre a servizi e a tecnologia» . —
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