Ostetrica direttamente a casa della gestante
BELLUNO. Sarà l’ostetrica la figura di svolta della moderna sanità, tanto da arrivare (o tornare) a svolgere la propria attività direttamente nell’abitazione della gestante. È questo l’obiettivo del progetto che il direttore dell’unità operativa di ostetricia e ginecologia degli ospedali di Belluno e Pieve di Cadore, Antonino Lo Re ha messo in piedi alcuni mesi fa e che al San Martino sta già per concludersi. «L’idea è quella di affidare all’ostetrica la cura delle donne incinte a basso rischio, contraddistinte idealmente da un bollino verde. Le gravidanze fisiologiche di questo tipo sono il 90% di quelle che vediamo nella nostra Usl», precisa Lo Re che spiega come il progetto preveda una formazione di diversi mesi dove ad un medico sono affiancate le ostetriche del reparto di Belluno.
«Il percorso sta per concludersi e al termine l’ostetrica potrà seguire le pazienti in tutti i nove mesi di gestazione e anche dopo la nascita del figlio. Le seguiranno a livello ambulatoriale, nel momento del travaglio e del parto. A dire la verità i primi due step li avevamo già messi in atto da qualche tempo, quello che mancava a Belluno era la presenza esclusiva dell’ostetrica in sala parto. Cosa che abbiamo iniziato a fare da questa settimana», dichiara il direttore del reparto, il quale non nasconde che questa novità «è stata ben accolta dalle pazienti. Se una donna è seguita nel modo corretto fin dall’inizio, arriva al momento clou senza problemi e il parto sarà una cosa naturale senza disagi».
La cosa fondamentale nel progetto, però, è selezionare bene nel reparto e in ambulatorio quali siano le gravidanze a basso, medio e alto rischio. Mentre le prime saranno seguite soltanto dall’ostetrica, le seconde (contrassegnate dal bollino giallo) vedranno in azione anche il medico, ed infine nel caso di gestazioni a rischio (bollino rosso) per patologie della futura mamma, allora sarà compito soltanto del medico seguire i vari passaggi. In questo modo il personale medico potrà essere concentrato nei compiti più complessi, liberando quindi energie da concentrare in altre direzioni.
Le ostetriche saranno, così, delle figure autonome in grado di muoversi agevolmente anche dopo il parto, nel periodo del puerperio e dell’allattamento, tanto da arrivare a seguire le pazienti, se necessario, anche a domicilio. «È quanto vogliamo avvenga nelle zone più periferiche della provincia come il Cadore e il Comelico», precisa Lo Re.
Praticamente l’intento del primario è quello di far partorire a casa le donne che risiedono nei paesi più distanti dall’ospedale e che non presentano problemi. Un ritorno al passato, «che è previsto anche dal Piano socio sanitario regionale», spiega Lo Re.
Per il Cadore-Comelico il progetto prevede l’apertura di tre ambulatori: uno a Cortina, uno a Santo Stefano e uno ad Auronzo. «Le ostetriche di quell’area saranno opportunamente formate e dopo questo corso, se supereranno alcuni criteri già fissati, potranno iniziare a muoversi autonomamente gestendo così le pazienti. Se tutto va come dovrebbe, in Cadore il servizio dovrebbe quindi partire il prossimo autunno. Gli ambulatori saranno dotati di ecografo portatile che le ostetriche potranno utilizzare».
E a chi obietta che questo sistema è un modo per chiudere il punto nascita in Cadore, il primario evidenzia che «non è così. Questo servirà a rendere il servizio ancora più efficiente e più vicino ai bisogni della gente del Cadore e del Comelico».
Il progetto, che in altre Regioni italiane è diventato da anni un modus operandi abituale, sarà presentato in un incontro pubblico che il primario, quale presidente veneto dei ginecologi, sta organizzando.
Paola Dall’Anese
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