Otto imprenditori insospettabili coinvolti in inchiesta su presunta maxi-evasione fiscale

Le difese sono pronte a contestare l’accusa di fatturazioni fasulle per operazioni inesistenti
Un agente della guardia di Finanza mentre cerca tra fascicoli in un'immagine d'archivio. Nel 2011, stima Luigi Magistro, direttore generale dell'Accertamento dell'Agenzia delle Entrate si stima un incasso di oltre 11 miliardi di euro. Quasi un miliardo in più rispetto al 2010 (10,2 miliardi). Parte così la campagna estiva: controlli a tappeto su stabilimenti balneari, yacht e vip. Ma anche spot televisivi che mettono alla berlina gli evasori. ANSA/FRANCO SILVI
Un agente della guardia di Finanza mentre cerca tra fascicoli in un'immagine d'archivio. Nel 2011, stima Luigi Magistro, direttore generale dell'Accertamento dell'Agenzia delle Entrate si stima un incasso di oltre 11 miliardi di euro. Quasi un miliardo in più rispetto al 2010 (10,2 miliardi). Parte così la campagna estiva: controlli a tappeto su stabilimenti balneari, yacht e vip. Ma anche spot televisivi che mettono alla berlina gli evasori. ANSA/FRANCO SILVI

BELLUNO

Dall’Alpago a Fonzaso, passando per Belluno e la Valbelluna. Sono sparse a macchia di leopardo, in tutto il territorio della provincia di Belluno, le insospettabili aziende coinvolte nell’inchiesta sulla presunta maxi-evasione fiscale, contestata dalla procura della Repubblica di Belluno, ad otto imprenditori. Sei di loro sono stati rinviati a giudizio e per loro il processo inizierà il 28 febbraio. Mentre altri due hanno ottenuto di essere giudicati in rito abbreviato.

L'inchiesta è scattata da una segnalazione sulla presunta attività illecita di tre aziende con sede legale a Milano, la Siderpiani srl, la Spm spa e la Fer.Com.Metalli srl. Le ditte meneghine, impegnate nel campo siderurgico e metallurgico, secondo la procura, erano specializzate nell'emissione di fatture per operazioni inesistenti. Non a caso, in base alle contestazioni, le ditte in questione sarebbero state "del tutto prive di struttura operativa e non effettivamente operanti". Secondo i militari delle Fiamme Gialle, la presunta maxi-frode fiscale sarebbe stata messa in atto con un sistema molto semplice. Le ditte milanesi si occupavano di emettere a favore delle aziende bellunesi le fatture false per forniture di acciaio per importi che variavano da alcune decine fino a diverse centinaia di migliaia di euro. Il beneficio, chiaramente, per le ditte bellunesi sarebbe consistito nell'andare in credito di Iva nei confronti dello Stato e quindi evadere il fisco. Il periodo d'imposta preso in considerazione dagli uomini delle Fiamme Gialle va dal 2003 al 2008. Tutte accuse che gli insospettabili imprenditori bellunesi respingono con fermezza.

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