Ottocento bellunesi contro il Governo
BELLUNO. La forbice tra ricchi e poveri si allarga sempre più, per i giovani non ci sono lavoro e futuro, mancano misure per rilanciare occupazione ed economia, la crisi riguarda sia il pubblico che il privato.
Ieri mattina circa 800 bellunesi sono partiti dal piazzale della stazione in un lungo corteo e hanno partecipato alla manifestazione nell’ambito dello sciopero nazionale indetto da Cgil e Uil. “Così non va” lo slogan che ha animato la giornata, conclusasi con gli interventi in piazza dei Martiri, per protestare contro i provvedimenti del Governo, Jobs Act, Sblocca Italia, legge di stabilità e per sostenere le proposte delle parti sociali in tema di lavoro, riforma della pubblica amministrazione e politiche economiche.
«La partecipazione è stata buona e siamo soddisfatti», commenta Ludovico Bellini, segretario Cgil Belluno, «in primis perché lo sciopero non era unitario e poi perché il periodo è molto difficile. Nel settore occhiale abbiamo raggiunto il 20%, stessa percentuale degli scioperi unitari». Secondo i dati forniti dalla Cgil, per il metalmeccanico la partecipazione ha raggiunto una percentuale ancor più elevata: alla Far si è arrivati praticamente al 100%, alla Sirti al 90, alla Pandolfo di Lentiai all’80, alla Ferroli e alla Sest al 60, alla Climaveneta al 70, all’Ali al 65, all’Acc al 50 e alla De Rigo al 45%. Metà dei lavoratori hanno scioperato anche all’Ideal Standard. Buona l’adesione del mondo della scuola, pronto a muoversi se il Governo non provvederà a varare un provvedimento applicativo della sentenza della Corte di Giustizia Europea che sancisce il diritto dei precari alla stabilizzazione del rapporto.
«Sul fronte della sanità», ha fatto presente Bellini, «dobbiamo tenere conto che quando c’è sciopero generale scatta la precettazione». Per quanto riguarda la Dolomitibus c’è stata una buona partecipazione, in media con scioperi precedenti. Veneto Strade ha registrato il 20% di adesioni.
«Altissima partecipazione, fino al 90%, nel settore merci e logistica», ha precisato Alessandra Fontana, segretario Filt Cgil, «e hanno aderito anche interinali e lavoratori atipici». L’iniziale esclusione dei ferrovieri dalla partecipazione allo sciopero e la tardiva revoca della precettazione hanno influito sulla percentuale di adesione, che a livello veneto ha comunque raggiunto il 30%. Da parte sua la Cisl, che non ha preso parte allo sciopero, ha monitorato le aziende bellunesi e ha fornito dati molto discordanti rispetto a quelli diffusi dalle altre due sigle sindacali, con percentuali di partecipazione nettamente inferiori. Alla manifestazione, le cui fila di partecipanti si sono assottigliate poi nel corso dello svolgimento della mattinata, è intervenuto il segretario generale della Cgil del Veneto Elena Di Gregorio, che ha voluto ricordare che nel territorio regionale si sono persi oltre 40 mila posti di lavoro e sono previsti altri 150 milioni di tagli nella sanità. «Il lavoro è dignità, identità, diritto inviolabile», ha messo in risalto. «Il Jobs Act vuole invece ricondurci al Medioevo, con scelte politiche che vanno incontro solo a Confindustria».
«Servirebbero invece, per fare alcuni esempi», ha aggiunto, «sgravi contributivi solo per le aziende che fanno nuove assunzioni, maggiori investimenti sulla formazione, misure che riducano le incertezze per gli enti locali». Parole d’ordine della manifestazione equità e giusta redistribuzione della ricchezza. «È stata una gran giornata», il commento di Luca Zuccolotto, segretario provinciale Fiom Cgil, «a dare tanta soddisfazione è l’aver visto una grossa partecipazione di giovani».
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