Padrin: «Sappada non deve andarsene»

Il presidente della Provincia scrive ai deputati affinché non votino il distacco: «Il nostro territorio deve restare unito»
BELLUNO. La parola d’ordine è temporeggiare. Non è la prima volta che dai palazzi di Belluno provano a fermare il distacco di Sappada dal Veneto. Era già successo in consiglio provinciale, a metà marzo, quando venne votato un ordine del giorno per chiedere al Senato di congelare il voto in merito alla volontà dei sappadini. Che nel 2008 hanno fatto un referendum, e hanno votato per distaccarsi dal Veneto, e dalla provincia di Belluno, per approdare in Friuli Venezia Giulia.


Da allora attendono. Pazienti. Quel voto a Palazzo Piloni creò scompiglio e il neo presidente della Provincia Roberto Padrin ieri lo ha, di fatto, ribadito. È vero, solo il Senato si è espresso sul caso Sappada votando a favore. Resta la Camera. È a questo punto del percorso che interviene Padrin. Con una lettera, inviata alle più alte cariche dello Stato, il presidente della Provincia di Belluno chiede al Parlamento di temporeggiare. Di rinviare il voto. Di «riflettere con attenzione sulla decisione da prendere in merito al distacco di Sappada».


Padrin prende posizione ed è deciso. Lo fa «sulla falsa riga di quanto già deliberato dal consiglio provinciale a marzo», spiega. La lettera è stata indirizzata al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, al presidente del Consiglio dei Ministri Paolo Gentiloni, al presidente della Camera Laura Boldrini, al sottosegretario Bressa, ai deputati De Menech e D’Incà, ai presidenti di tutti i gruppi parlamentari, ai deputati eletti nelle Circoscrizioni Veneto 1 e 2, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige, al presidente della Regione Veneto Luca Zaia e al sindaco di Sappada Manuel Piler Hoffer. Nella lettera Padrin esprime «preoccupazione per il distacco di Sappada, che rischia di creare un pericoloso precedente. A cascata altri Comuni potrebbero seguire questo percorso».


«Pur comprendendo le motivazioni dei cittadini di Sappada, che li hanno spinti a indire un referendum nel 2008, sono convinto che in questi otto anni molte cose siano cambiate», prosegue. «Forse se oggi si tornasse alle urne le cose andrebbero diversamente. Inoltre ci troviamo in un momento storico particolare. Stanno per essere celebrati due referendum, uno per l’autonomia del Veneto e uno per la nostra provincia. E il nostro territorio deve rimanere unito e compatto».


Padrin ribadisce il suo rispetto per la volontà popolare dei sappadini, ma aggiunge: «Da presidente della Provincia di Belluno non me la sento di accettare che Sappada se ne vada. Il distacco andrebbe a indebolire, proprio in vista del referendum del 22 ottobre, la possibilità di autogoverno del Bellunese in un Veneto più autonomo».


Ma Padrin si impegna anche «a cercare forme di compensazione di cui oggi Sappada non gode». L’esempio classico è quello dei Fondi di confine, destinati solo ai Comuni confinanti o contermini con le Province autonome di Trento e Bolzano. «Ma del resto è tutto il nostro territorio che si trova stretto fra territori che hanno privilegi a noi non concessi».


«A Sappada nasce il Piave. Il nostro fiume, simbolo del Veneto e della nostra provincia», conclude Padrin. «Per questo mi appello al governo e alla Camera dei deputati affinché si assumano la responsabilità di fare una pausa di riflessione, affinché i deputati non certifichino con il loro voto favorevole spinte centrifughe verso disegni privi di futuro».


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