Padrin: «Una soluzione per Andreane»

Elettrodotto, Provincia e Regione favorevoli all’interramento. Bottacin: «Ridurre i tralicci per la sicurezza dell’aeroporto e dei soccorsi»

BELLUNO. Se c’è una certezza, nel caso dell’elettrodotto Terna, è che il Comune di Belluno non si fermerà. «Non accetteremo mai questo progetto», afferma deciso il sindaco Jacopo Massaro.

A mente fredda, superata la scossa ricevuta dalla notizia che il consiglio dei ministri ha approvato la compatibilità ambientale dell’opera di razionalizzazione degli elettrodotti nella media Valle del Piave, Massaro guarda al futuro. La strada è tracciata: ricorso. «Spiace, perché siamo tutti convinti che debbano essere eliminati i cavi che passano sopra le case a Ponte nelle Alpi e a Soverzene», continua Massaro, «ma l’interramento della linea ad Andreane e sotto il Piave per noi era un presupposto imprescindibile. Non è stata messa questa prescrizione e quindi non ci fermeremo, anche se i ricorsi allungheranno i tempi per la risoluzione dei problemi di Soverzene e Ponte nelle Alpi».

Territori che hanno una situazione critica, e nessuno lo nega. Ma, per usare le parole del presidente della Provincia Roberto Padrin, «anche se l’intervento in questi territori è urgente, non si può risolvere un problema spostandolo. Per Andreane, e per l’aeroporto di Belluno, punto di riferimento provinciale per le operazioni di protezione civile, una soluzione va trovata». Padrin martedì riunirà la maggioranza, per discutere sui passi da compiere.

Il Comune che amministra, Longarone, ha ottenuto dalla Via ministeriale una prescrizione importante: il rifacimento del progetto della nuova stazione elettrica a Gardona. «Bene, ma nel progetto complessivo ci sono ancora molti punti critici, per i quali va trovata una soluzione», continua Padrin. «L’attraversamento del Piave ad Andreane va risolto, per le conseguenze che può avere per tutta la provincia». Il pensiero di Padrin va all’aeroporto del capoluogo e alle sue funzioni di presidio per la Protezione civile.

È vero che Enac ha dato un parere favorevole all’intervento di razionalizzazione della rete elettrica (lo ricorda Confindustria, lo sottolinea sempre anche Terna), ma un pilota, in un servizio andato in onda sul Tg2, aveva manifestato tutte le sue preoccupazioni per le operazioni di atterraggio. I cavi si verrebbero a trovare proprio ai margini del cono di volo. Preoccupazione viene manifestata da Massaro, ma anche dall’assessore regionale alla Protezione civile Gianpaolo Bottacin:«Le norme sul volo sono sempre più restrittive, dobbiamo avere la garanzia che la fruibilità dell’aeroporto di Belluno per la protezione civile non venga compromessa, neanche in futuro», spiega. «Ricordo anche che il lago di Santa Croce è ritenuto un bacino strategico per l’approvvigionamento idrico in caso di incendi boschivi, e la base di appoggio per i Canadair è proprio l’aeroporto di Belluno. Infine, per gli interventi di soccorso ritengo che meno linee aeree ci sono e meglio sia».

Bottacin è chiaro: se ci sono soluzioni alternative a cavi aerei e tralicci, vanno usate. Dello stesso avviso il collega Roberto Marcato, che a Venezia è assessore alle politiche energetiche: «La nostra posizione è molto chiara e netta: laddove si può interrare lo si deve fare. Conosciamo tutti l’impatto che hanno gli elettrodotti: è necessario arrivare ad una soluzione il meno impattante possibile per il territorio». Marcato vuole approfondire bene il caso Valbelluna prima di decidere come muoversi, ma non nega di essere rimasto perplesso per la decisione del consiglio dei ministri, che ha il progetto sul tavolo dall’estate 2017 e si è espresso a tre settimane dal voto. «Sembra un po’ una forzatura», aggiunge Bottacin.

Massaro intanto pensa al ricorso. «Siamo già d’accordo con il Comune di Limana nel definire una strategia comune (anche se Limana non è direttamente coinvolto, ora, ndr) e sarà probabile coinvolgere anche i comitati civici». La “battaglia” sarà coordinata dall’avvocatura civica, ma non si è ancora deciso a chi affidarsi per la presentazione del ricorso, anche perché bisogna attendere il provvedimento autorizzativo dell’intervento (prima deve svolgersi la conferenza dei servizi). «Non accetteremo mai questo progetto, che danneggia non solo il comune di Belluno, ma tutta la provincia».

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