Palazzo rosso, 1,5 milioni per le famiglie in difficoltà

Nel 2015 erogati contributi per bollette, farmaci, alimenti e voucher lavorativi Tomasi: «Ora il regolamento è stato modificato per i cambiamenti dell’Isee»
Di Alessia Forzin

BELLUNO. Un milione e mezzo di euro per aiutare le famiglie e le persone in difficoltà. A tanto ammonta la spesa che il Comune ha sostenuto l'anno scorso, anche grazie ai contributi di Regione e Fondazione Cariverona, per mettersi al fianco dei cittadini che non arrivano alla fine del mese.

La perdita del lavoro, qualche difficoltà personale, sono tanti i motivi che spingono una famiglia a chiedere l'aiuto dell'ente pubblico. Che si dimostra vicino a queste persone attraverso progetti di inclusione sociale, di inserimento lavorativo e attraverso il pagamento di tutta una serie di spese che la famiglia risulta non in grado di sostenere. Dall'affitto alle bollette, dai farmaci alla legna per riscaldamento, fino ai buoni alimentari e ai voucher lavorativi, l'aiuto ha assunto, e continuerà ad assumere anche quest'anno, diverse forme.

L'erogazione dei contributi è disciplinata da un regolamento che il Comune ha, anche se solo dal 2012. «Lo abbiamo approvato pochi mesi dopo esserci insediati», ricorda l'assessore Valentina Tomasi. «Era necessario, tutti i Comuni capoluogo ce l'hanno, ma Belluno ne era privo».

L'anno scorso è nata l'esigenza di modificarlo: «Sono cambiate alcune cose, fra cui l'Isee che è stato riformato, cambiando alcuni criteri di accesso agli aiuti», continua la Tomasi. «Abbiamo iniziato a rivedere il regolamento, ma ci siamo fermati perché la conferenza dei sindaci dell'Usl 1 ha dato incarico ad gruppo di lavoro f di interpretare la riforma dell'Isee per i casi più complicati (disabili e anziani). Le modifiche introdotte potevano essere interpretate in modo diverso dai singoli Comuni e si è preferito fare chiarezza. Per questo a Belluno abbiamo deciso di aggiornare solo il regolamento che riguarda gli adulti indigenti, le persone a rischio di marginalità e i minori. Quello relativo agli anziani e ai disabili sarà rivisto a breve».

Nel regolamento relativo alle misure di inclusione sociale e interventi a favore dei minori sono stati introdotti la commissione, deputata a valutare i singoli casi («di fatto esisteva già, ma non era formalizzata», ricorda la Tomasi), e il concetto di welfare generativo: «Si indica che questi non sono interventi di aiuto fini a loro stessi. A fronte del contributo che il Comune dà alla persona, questa risponde facendo lavori di pubblica utilità», conclude l'assessore. «Gli utenti non sono obbligati a farlo, dipende dalla loro volontà, ma spesso vediamo che queste persone vengono ai servizi sociali chiedendo semplicemente un lavoro. Dunque sono molte quelle che si mettono a disposizione per piccole mansioni a servizio della collettività».

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