«Palle da basket o da calcio» i codici per avere la droga
Palle da basket o palle da calcio. Le dosi di marijuana o di hashish venivano chiamate in maniera molto sportiva, nelle telefonate tra i giovani clienti e gli spacciatori che smerciavano le sostanze, soprattutto a Feltre, ma anche a Belluno. Ci sono otto richiedenti asilo in tribunale per detenzione e spaccio: il gambiano Pa Samboujang Jaiteh ha già confessato le proprie responsabilità davanti al giudice per le indagini preliminari. Gli altri sono Jean Pierre Anglow, Omar Kinteh, Clement Saing, Omar Ardabaz, Alexander Areghan, Israel Chibuzor Okunbor e Benjamin Egbeivon. Anglow risulta irreperibile, mentre Kinteh e Saing sono latitanti.
Nell’udienza di ieri mattina hanno deposto i poliziotti che hanno svolto le indagini, su delega della Procura della Repubblica, e alcuni dei ragazzi, che compravano le droghe. Gli accertamenti sono partiti dalle intercettazioni sul telefono di Mustapha Tobb, il primo profugo arrestato nell’ambito dell’operazione «Parco Gambia» e condannato a due anni e quattro mesi in rito abbreviato. “Musta” parlava con un certo Omar Kinteh, incaricandolo di andare a incontrare dei giovani. Gli agenti hanno organizzato dei servizi di appostamenti, in particolare nella zona del parco del Boscariz, vicino alla struttura di accoglienza della Dumia di via Caboto. È lì che avveniva lo smercio, a prezzi molto popolari: cinque euro per grammo. Del resto, la clientela era formata da studenti, in buona parte minorenni.
Alcuni di questi sono venuti in tribunale a deporre e, malgrado i fatti contestati risalgano al massimo a tre anni fa, non sono mancati i «non ricordo». Tutti hanno ammesso di aver fatto uso di sostanze stupefacenti e di averle comprate da Mustapha Tobb, Jean Pierre Anglow e Alexander Areghan, detto “Max”. Ci sono stati anche dei riconoscimenti fotografici, nei fascicoli prodotti dal pubblico ministero Tollardo. È probabile che la piazza di approvvigionamento fosse Treviso, di sicuro accanto ai gambiani c’erano i nigeriani, che spacciavano tra il parco della Rimembranza e quello di via Damello, spingendosi in alcune occasioni agli istituti scolastici Canossiano ed Enaip.
E qualcuno arrivava anche a Belluno, nell’area di Lambioi beach, in riva al Piave e della stazione ferroviaria. Non ci sono state domande ai testimoni da parte degli avvocati difensori Constantini, Rui, Astore, Ghedina e Rech, anche perché la situazione sembra già abbastanza compromessa per gli imputati. Altri dieci testimoni della pubblica accusa saranno ascoltati nell’udienza fissata il 6 novembre. —
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