Paludi, duemila posti di lavoro a rischio

La rabbia di Confindustria: «La piena del Rai minaccia le imprese, ma Provincia e Regione non intervengono»
Di Francesco Saltini

BELLUNO. Ogni volta che piove, 2 mila posti di lavoro sono a rischio. È il numero di dipendenti delle aziende che operano nell’area industriale di Paludi, minacciata da anni dalla piena del torrente Rai. Un’area che in 35 anni si è sviluppata, arrivando a ospitare un centinaio di imprese. Ora il livello di sopportazione di chi ha investito a cavallo tra Ponte nelle Alpi e l’Alpago ha superato ogni limite. Ma lo stesso vale per gli operai, che vedono sempre a rischio il proprio posto di lavoro.

L’attacco alle istituzioni parte da Yuri De Col, vice presidente di Confindustria, nonché presidente dei Giovani imprenditori e titolare della Fretor (un’azienda di Paludi che lavora nel campo della robotica e dell’automazione industriale): «La nostra rabbia deriva dal fatto che basterebbe poco per risolvere una volta per tutte il problema. Domenica l’area di Paludi ha rischiato il tracollo per una tempesta di quattro ore, solo per un fortuito caso il Rai non è venuto fuori dal proprio alveo».

I motivi sono presto detti: «Sono due anni», tuona De Col, «che non viene fatta la manutenzione del corso d’acqua in un’area a rischio. Come Confindustria abbiamo chiesto al Genio civile alcune garanzie per continuare a investire in loco, ma nessuno ci ha degnato di una risposta».

De Col parla come imprenditore, ma anche come abitante di un territorio che ha scommesso tutto sull’area industriale: «Provincia e Regione, con i loro mancati interventi, rischiano di mettere in ginocchio un’area industriale strategica, posizionata, com’è, all’uscita dell’autostrada. Ci dicano chiaramente che a nessunon interessa il futuro di Paludi, delle cento imprese che ospita e dei suoi 2 mila lavoratori. Così stando le cose, non ho dubbi sul fatto che presto qualche impresa faccia le valige, dirottando i propri investimenti in aree più sicure».

Da Confindustria arriva anche un attacco frontale alla politica: «Ogni qualvolta succedono disastri, sentiamo i politici promettere aiuti a destra o a manca. Ma ciò che non capiscono è che servirebbe poco per evitare queste spiacevoli situazioni. Prendete il Rai: basterebbero interventi programmati di sghiaiamento per mantenerne il livello e la portata nei livelli di guardia. Non chiediamo la luna...»

Tanti gli imprenditori sconsolati: «Incontro quotidianamente colleghi delusi, molti di loro dicono che, se la loro aziende dovesse essere invasa dalle acque, non reinvestirebbero più un euro su Paludi. Per uno come il sottoscritto, che ha sempre creduto nella valenza di questa area, è un colpo al cuore. Senza dimenticare che svuotare Paludi vorrebbe dire mettere in ginocchio economicamente l’area tra Ponte e la conca dall’Alpago. Chi di dovere, forse, farebbe bene a mettersi la mano sulla coscienza...».

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