Panificio Balbinot, da cento anni il pane nelle case bellunesi
BELLUNO. Una storia lunga 100 anni. Ricca di qualità, attenzione al cliente, ricerca delle migliori materie prime. Tradizioni da onorare ma con lo sguardo sempre rivolto al futuro. «La nostra in effetti è una bellissima vicenda che parte da lontano: esattamente 100 anni fa». A parlare, emozionati, sono Furio e Gianluigi Balbinot, gli attuali titolari dei panifici Balbinot - Il Fornaio e del laboratorio di produzione alpagoto "Grandi Forni Bellunesi".
«Fa piacere rievocare determinati ricordi, perché secondo noi questi racconti permettono a chiunque di comprendere il sapore dei nostri prodotti, l’attaccamento alla nostra terra e la dedizione al lavoro; d’altronde, nonostante ci rubi ore e ore di sonno, ci onora della fortuna di vedere l’alba ogni mattina».
Il 1919 un’intuizione del signor Guglielmo cambiò per sempre la storia del panificio. «Proprio sulle rive del Lago di Santa Croce, il nostro bisnonno aprì un piccolo laboratorio di panificazione dove tutto veniva preparato a mano e cotto nel forno a legna. E comunque, a produzione terminata, l’impegno mica era finito. Lui stesso saliva in sella a una bicicletta, munita di cesti, e percorreva strade bianche e polverose come la farina, per consegnare a domicilio il pane appena sfornato».
Gli anni poi trascorrono, la clientela aumenta, il futuro Panificio Balbinot si fece un nome sempre più forte in zona e non solo. «Il laboratorio via via veniva ampliato, le generazioni si sono susseguite e con loro anche il numero dei nostri collaboratori, senza i quali la crescita della nostra azienda mai si sarebbe realizzata».
Attualmente sono quattro i punti vendita, situati a Belluno, Cavarzano, Ponte nelle Alpi e Longarone, oltre, appunto, al laboratorio. Dunque adesso si festeggia come si deve. D’altronde, non capita a tutti di poter soffiare su ben cento candeline. «Come ringraziamento alla dedizione dei nostri dipendenti e ai clienti, abbiamo voluto dedicare loro la copertina de “Il Panificatore”, ossia la rivista nazionale più rinomata del nostro settore. Una pubblicazione della quale andiamo orgogliosi, ma allo stesso tempo non vi nascondiamo un certo imbarazzo».
Funziona così quando sei cresciuto con la cultura del lavoro. «In effetti siamo poco abituati alle luci della ribalta, l’unica luce familiare è quella dell’alba che vediamo filtrare dalle vetrate del nostro laboratorio ogni giorno», spiegano sorridendo i titolari.
I FIGLI E…30 COLLABORATORI
La generazione di panettieri Balbinot ora va avanti. I figli Luca e Simone sono infatti già al lavoro in un apposito laboratorio, dedicato al mondo del “Gluten Free”. «D’altronde», spiegano i proprietari, «le richieste dei clienti risultano sempre più specialistiche e mirate. Il famoso e semplice panino al latte sta lasciando posto a quelli prodotti con farine speciali, cereali, senza glutine e così via. Riteniamo fondamentale restare al passo con i tempi e i nostri figli si stanno dando molto da fare». Normale l’attenzione rivolta al territorio. «Vero. Per dire, noi produciamo anche pane con la farina di canapa dei produttori bellunesi». Dunque avanti sempre, senza fermarsi mai. I clienti ci sono, le vendite vanno bene. «Siamo contenti di come procedono le attività del panificio, ma occorre rispondere sempre a nuove esigenze». Attualmente l’azienda ha alle dipendenze una trentina di collaboratori, anche se c’è un problema non da poco. «Confermiamo quanto si legge e sente spesso: i giovani fanno sempre più fatica ad accettare lavori come il panettiere, in quanto devi svegliarti di notte. Ad ogni modo, questa mancanza viene sopperita in alcuni casi da persone arrivate da poco in Italia e che dimostrano di aver grande desiderio di imparare un nuovo mestiere».
VALORI
Il futuro è qui, perché il prossimo traguardo sono i 101 anni, i 102 e così via. Una cosa però la sottolineano volentieri i Balbinot. «Sarà anche trascorso un secolo, e con essi è aumentata la capacità produttiva, la varietà di prodotti e pure la tecnologia. Ma dentro di noi permangono gli stessi sentimenti di amore, attaccamento e passione che facevano pedalare con entusiasmo i nostri avi lungo le vie polverose dell’Alpago, dopo una notte a sfornare pane. Quindi l’ultimo ringraziamento, ma non per importanza, va a bisnonno Guglielmo, nonno Giovanni e papà Guglielmo, grazie ai quali tutto questo è stato possibile».
Adesso quindi è giusto fermarsi e festeggiare i 100 anni. Dandosi appuntamento, si spera, tra un altro secolo. Dove ancora si ricorderanno di Guglielmo che portava in bici per la conca alpagota il pane appena sfornato. —
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