Panificio Rudy fallito: negozi chiusi

L'istanza di una decina di ex dipendenti per avere la liquidazione
Rodolfo Casagrande uno dei due titolari del Panificio Rudy
Rodolfo Casagrande uno dei due titolari del Panificio Rudy
BELLUNO. Fallito il Panificio Rudy, chiusi i negozi e il laboratorio di via Gresal: senza pane i supermercati forniti, tre case di riposo, anche piccoli negozi di alimentari. Faceva pane per un reggimento, il Panificio Rudy: il Settimo appunto. La decisione del tribunale è del 15 gennaio, il buco di circa 500mila euro. Il deposito della decisione del tribunale è del 18 gennaio: all'albo delle procedure, il fallimento del Panificio Rudy è il primo dell'anno. Mancati pagamenti, stipendi arretrati a ex dipendenti e investimenti forse troppo grandi: una situazione di pesantezza economica a cui qualcuno ha detto basta diversi mesi fa.


L'istanza di fallimento è stata infatti presentata da una decina di ex dipendenti (nove assistiti dall'avvocato Alessandra Fontana, un decimo assistito dall'avvocato Elisabetta Frate) che chiedevano il rientro del Tfr e dell'ultima mensilità non pagata. Pare che a smuovere tutto sia stato un debito che il Panificio Rudy aveva per circa 70mila euro (tenendo conto di una decina di anni di anzianità dei lavoratori) ma altri soggetti che vantavano arretrati si sono man mano aggiunti alla lista dei creditori. Come l'Agenzia del territorio, cioè il Fisco.


Diciassette i dipendenti attualmente al lavoroche resteranno a casa (diciannove con i titolari Rodolfo Casagrande e Lorella Mares, assistiti dall'avvocato Di Palma) e cinque negozi chiusi, laboratorio compreso. Un pezzo di storia che se ne va: a ottobre 2010 la ditta aveva celebrato i 20 anni di attività, iniziati col negozio di via Garibaldi. Ora la ditta si è ritrovata a portare i libri in tribunale. «Abbiamo combattuto il fallimento fino a tre o quattro mesi fa» spiega Rodolfo Casagrande, 50 anni «poi col peggiorare delle cose, abbiamo lasciato perdere. Alcuni ex dipendenti hanno fatto ricorso al giudice per avere le liquidazioni. E non abbiamo ricevuto un finanziamento bancario, promesso e mai erogato». Il passo importante ed economicamente rilevante, il Panificio l'ha fatto col laboratorio. Ma le difficoltà si sono fatte sentire (il proprietario dell'immobile avanza ancora degli affitti, è assistito dall'avvocato Andrea Colle). «Quando è iniziata la ristrutturazione» continua Casagrande «sono andate via otto o dieci persone e ci siamo ritrovati con la liquidazione da versare. Troppo alto il conto, abbiamo proposto il rientro, loro con l'avvocato non hanno accettato e quindi la storia è questa... Abbiamo provato a pagarli prima secondo l'accordo fatto coi sindacati, poi non ci stavamo dietro e siamo andati davanti al giudice: abbiamo pagato una rata, abbiamo esposto i problemi in tribunale (per tre anni abbiamo fatto investimenti senza aiuti), ma non c'è stato nulla da fare. Senza contare le banche che ci hanno penalizzato: prima ci hanno fatto promesse (avevamo richiesto un finanziamento di 200mila euro) e poi non hanno erogato.


Pareva che ogni giorno fosse buono per darcelo, poi quando la banca ha detto che erano pronto, l'associazione che doveva dare le garanzie ha sollevato problemi e quindi non se n'è fatto nulla. Infine due anni di crisi: la nostra è stata sicuramente una gestione un po' maldestra ma stavamo lavorando bene. Ma non c'è stato dato il tempo di sistemare le cose». Il tribunale fallimentare ha deciso prima e sono arrivati i sigilli. Il giudice nominato per il fallimento, Marcello Coppari, ha fissato la data dell'udienza per l'adunanza dei creditori per l'esame dello stato passivo: l'8 luglio.
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