Paolino De Salvador, dieci anni di gare con papà Lino nel cuore
BELLUNO. Dieci anni sulle macchine da corsa, dieci anni che Paolino De Salvador vuole celebrare con una grande festa venerdì prossimo al Degusto di Sagrogna con gli sponsor, gli amici e la musica dei Jpm. Il pirotecnico pilota castionese non è uno di quei personaggi che passi inosservato. Cuore d’oro, sia fuori, sia quando è al volante. L’Alpe del Nevegal è casa sua, fin da quando è nato.
Dove nasce questo amore per l’automobilismo?
«Da sempre, perché già nel 1989 quando sono nato, mio papà era collaboratore dell’Alpe. Ho delle foto di quando avevo un anno ed ero già seduto all’interno dei prototipi della Villorba Corse. È una passione che ho dentro».
Il rapporto con l’Alpe del Nevegal e le tue prime corse.
«Rapporto bellissimo, anche con l’organizzazione della tre Cime Promotor, a partire da Giobbe Mastellotto a Brik, e tutto lo staff. La mia prima gara è stata nel 2008, all’Auronzo Passo San Antonio, con una Opel Corsa che mi aveva prestato l’amico Omar Burigo. Mancava un mese esatto dall’Alpe del Nevegal, in cui poi vinsi subito la classe con una Honda Civic. Già lì avevo creato un rapporto fantastico con quei tornanti. Quella strada la percorro quasi tutti i giorni, sia d’estate che d’inverno».
Nove partecipazioni, ma quella del 2016 resta incredibile. Avevi una super macchina e il meteo ti aveva aiutato.
«Era la mia ottava partecipazione. In otto anni ho corso con Opel Corsa, Peugeot 106. Nel 2012 con una Alfa 33 gruppo A dell’amico Ugo Bez, allora vice presidente della Tre Cime. Tutte belle macchine, ma nel 2013 c’è stato il salto di qualità. Mi chiamò Monica Burigo, per dirmi che era ora di provare la Mini Cooper 1600 turbo. Non l’avevo mai guidata prima, ma vinsi la categoria Racing start plus. Una grande emozione vincere la categoria nella gara di casa. Con la stessa macchina ottenni poi un secondo e terzo posto di categoria nel 2014 e 2015».
«Il 2016 - prosegue - è stato un anno difficile. Il 1° aprile la perdita di mio papà e già il giorno dopo sono salito su una macchina da corsa al Dolomiti Rally ad Agordo. Era stato proprio lui a chiedermelo, prima di morire, anche se in molti mi criticarono. Lì è stato bravissimo il mio navigatore Marco Galvani; in gara, ma soprattutto a gestire le mie emozioni dopo il lutto. A maggio decisi di fare qualcosa per ricordare mio papà. Insieme all’amico Alex De Col ho voluto fare una pazzia, noleggiando una Ferrari 458. Una scelta vincente, ho vinto la categoria per un decimo davanti al campione italiano Roberto Ragazzi e ho chiuso al settimo posto assoluto. Ancora non ci credo che il mio nome sia entrato nei primi dieci. Una gara particolare, con la pioggia tra una manche e l’altra. Sono salito senza fare follie, dosando quei 600 cavalli. La pioggia mi ha aiutato, ma sapevo che con quella vettura potevo fare grandi cose. Poi è scattata la festa».
L’importanza e l’orgoglio di avere avuto come papà un grande personaggio come Lino De Salvador.
«Lui era addetto alla sicurezza di quasi tutte le gare bellunesi. Dopo la sua scomparsa ho visto molte persone farsi avanti. Tutti lo ricordano come una bella persona. Piloti, commissari e addetti ai lavori mi salutano sempre con piacere ricordandolo, dicendomi che devo portare avanti quello che ha fatto lui. All’Alpe un trofeo sarà a suo nome».
Quella salita è casa tua. Dicci come si deve affrontare. Quali sono le curve e le parti decisive per la vittoria? Prova a correrla mentalmente…
«Non è una salita veloce, ma è molto tecnica. Basta un piccolo errore e non hai tempo di recuperare. Ci si gioca molto dopo il tornante a destra del Cristo. Da lì inizia il punto strategico, dove a destra c’è una casera. Una serie di curve, per poi affrontare la Busa, che ti porta agli Emigranti. Non puoi sbagliare in quei 400 metri».
L’Alpe del Nevegal sarà campionato italiano. Cosa significa per la corsa e per tutto l’indotto che porta al territorio?
«È la prima volta che succede, perché prima era trofeo italiano. Un premio per tanti sacrifici fatti e un orgoglio per noi bellunesi. Arriverà moltissima gente, sia ad assistere che a correre. E porterà anche turismo, perché ci sono persone che partono anche dal Sud Italia e restano da noi anche 4 o 5 giorni».
Quali sono i tuoi piloti preferiti delle corse in salita?
«Di gare ne ho viste tante e ne ho visti tanti andare forte. Uno dei più migliori è Denni Zardo, con qualsiasi vettura riesce a fare dei super tempi. Poi ammiro molto Christian Merli e Simone Faggioli, i nostri portacolori nel campionato europeo».
Quali sono i migliori piloti bellunesi in questo momento? E quelli del passato?
«Ho una grande stima nei confronti del maestro delle gare in salita, Domenico Dall’O. Mi ha insegnato molto ed è uno dei piloti più forti, sia del passato che del presente. Poi c’è Brik, perché tra salite e rally ha dato sempre spettacolo. Tra i bellunesi mi piace molto Luca Anselmi, che torna alle gare dopo due anni».
Ci sono pochi piloti che riescono a vivere di automobilismo, il resto sono amatori. Quanto costa più o meno fare una gara di campionato italiano come l’Alpe del Nevegal?
«I costi sono elevatissimi, dalla visita alla licenza, all’iscrizione, al noleggio della vettura se non ne hai una. Per una gara servono molti soldi. Non è più tempo per vivere di questo sport e facciamo fatica a trovare anche cento euro di sponsor. Io corro grazie agli sponsor, che sono anche miei amici e mi aiutano a realizzare la mia passione».
Chi vince il 6 maggio? E come si piazzerà De Salvador?
«Faggioli, Merli e Zardo sono i favoriti. Io correrò con una Peugeot 308, una vettura da pista, nuova, che proverò solo il sabato delle prove. Mi dicono che va forte e vorrei entrare ancora nei primi dieci. Ci sarà bagarre anche nella mia categoria.
Due parole sulla festa del 4 maggio al Degusto.
«Festeggeremo i miei dieci anni da pilota dall’amico Giovanni Tomasella. Una decisione che è uscita una sera da lui, davanti ad un caffè. Anche i Jpm mi hanno detto subito di sì e vorrei avere vicino tutti i miei amici»
Il tuo sogno nel cassetto?
«Vorrei vincere l’Alpe del Nevegal, perché questa gara la sento mia. Un giorno sarebbe fantastico se si avverasse».
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