Papa Francesco firma l’atto per Luciani

Oggi Giovanni Paolo I diventa venerabile, le campane suoneranno a festa a Canale. La nipote Pia: «Lo prego e mi ascolta»
CANALE D’AGORDO. «Don Albino? Non lo prego come fosse già santo, ma come zio. Mi trovo spesso a confidargli, quando ho un problema: o ci metti la zampa tu o non so dove sbattere la testa». A parlare è Pia Luciani, la nipote di Giovanni Paolo I. Oggi Papa Francesco firmerà il decreto sulle virtù cristiane di Luciani praticate in modo “eroico”, secono la certificazione dei cardinali e dei vescovi (e per l’occasione suoneranno le campane di Canale d’Agordo e delle altre parrocchie della diocesi). E da oggi, quindi, “don Albino”, come lo chiamano da queste parti, sarà venerabile.


Adesso, signora Pia, potrà pregare lo zio con l’ufficialità della Chiesa. Cosa gli chiederà?


«Mi fa ovviamente piacere questo riconoscimento, ma allo zio mi sono sempre rivolta, fin dalla sua morte. Ogni volta che ho bisogno mi rivolgo a lui per un consiglio».


E lui risponde?


«Pare proprio di sì.


Adesso non resta che pregarlo per chiedergli un miracolo in modo che possa diventare presto beato.


«Di possibili miracoli ce ne sono due. I medici li hanno in verifica. Ci vuole un po’ di tempo per la certificazione. Intanto deve trattarsi di una guarigione che non ha nulla di scientifico. Quindi dev’essere una guarigione miracolosa. Definitiva e, quindi, continuativa. E i teologi dovranno accertare che sia davvero avvenuta a seguito delle preghiere, quindi per intercessione dello zio. Sono procedimenti seri. Non ci dev’essere nessuna approssimazione, nessuna improvvisazione».


Ma è possibile che il miracolo venga accertato nei prossimi mesi e che suo zio possa salite agli onori degli altare, come beato, in occasione del 40° anniversario dell’elezione, che cade il 26 agosto 2018?


«Noi ce lo auguriamo ma non facciamo pressioni di sorta. Come non le abbiamo mai fatte, fin da quel 2003 quando è stato avviato il processo in sede diocesana. Sappiamo che qualcuno ha obiettato per i tempi troppo lunghi, ma i cinque volumi della Positio dimostrano che il lavoro compiuto da Stefania Falasca, la vicepostulatrice, insieme ad altri collaboratori, tra i quali don Davide Fiocco, oggi direttore del Centro Papa Luciani, è stato straordinario per la puntualità. Stefania non ha perso neppure una virgola della vita e dell’opera dello zio».


Cosa emerge della Positio?


«Che mio zio non era affatto quel povero parroco di campagna un po’ bonaccione come è stato dipinto. Aveva un statura e una struttura spirituale, intellettuale e umana davvero notevole».


Una struttura irrobustita dal Concilio. Suo zio diceva, da vescovo di Vittorio Veneto, che il Vaticano II lo aveva convertito.


«Lo dimostra puntualmente il lavoro della Falasca».


Manca, dunque, solo un miracolo e poi don Albino sarà beato…


«Mi dispiace soltanto per papà Berto, che avrebbe ricavato molta soddisfazione da questo riconoscimento. Ma sono convintissima che ne goda lassù. Lui e don Albino insieme».


Quanto al miracolo, quello che ha comportato la guarigione del pugliese Giuseppe Denora, è saltato?


«Alcuni medici hanno ritenuto che questa guarigione non sia stata del tutto miracolosa. Ma Beppe continua a sostenere che lui è guarito dopo essersi affidato, soprattutto con la preghiera, a papa Luciani. E mi ha aggiunto che lui continuerà a pregarlo come sia già santo, ringraziandolo appunto per il miracolo».


Ritiene che suo zio sia morto per un problema di cuore e non, invece, perché eliminato da qualcuno che, diciamo, non gli voleva bene?


«Non ho mai dubitato sulle cause della morte di mio zio. Falasca le ha adesso rese pubbliche con tanto di documentazione. Quindi, ora il capitolo è davvero chiuso».


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