Parco, Irma Visalli si ritira dalla corsa alla presidenza

L’esponente del Pd «La Regione ha messo il veto su di me per questioni politiche Libero il campo, ora si acceleri. Dei candidati vengano valutate le competenze»
BELLUNO. Il Parco Nazionale Dolomiti bellunesi non ha un presidente da due anni e mezzo. Le candidature, in questi mesi, si sono sprecate, ma ieri la persona che il Pd avrebbe volentieri messo alla guida dell’ente ha fatto un passo indietro. Irma Visalli, infatti, ha ritirato la sua disponibilità a ricoprire il ruolo di presidente. «Sono stanca di sentir dire che questa fase di stallo è dovuta al fatto che il Pd è bloccato sul mio nome. Libero il campo», spiega.


La nomina del presidente del Parco va fatta dal ministro dell’Ambiente, d’intesa con la Regione. I sindaci dei Comuni compresi nell’area Parco un anno e mezzo fa avevano chiesto si puntasse su una persona «del territorio». La Regione aveva aggiunto: «Competente e non di partito». E così tutto si è bloccato. Perché Irma Visalli, appoggiata da Roger De Menech (che è in commissione Ambiente alla Camera) e dal Pd, è «di partito».


«La Regione ha messo il veto sul mio nome», continua la Visalli. «Ma io ho sempre chiesto, e l’ho fatto anche scrivendo alla sottosegretaria all’Ambiente Barbara Degani, che la decisione venisse presa con trasparenza, metodo e guardando alle competenze dei candidati. Inoltre devono essere ben chiari gli obiettivi che si vogliono perseguire, i candidati alla presidenza li dovrebbero esporre prima che venga effettuata la scelta». Visalli chiede che i nomi non siano «calati dall’alto» e anche che «si acceleri sulla nomina, perché la presidenza è vacante da quasi due anni e mezzo. Il vicepresidente Zaetta sta operando molto bene, ma i ruoli devono essere definiti. Al Parco serve una guida politica, per valorizzarlo in tutte le sue potenzialità».


A Irma Visalli le competenze in materia ambientale non mancano. Lavora da anni sulle aree protette e si occupa della rete dei Parchi nel Patrimonio mondiale. «Ci sarà sicuramente qualcuno più bravo di me, ma il veto sul mio nome è stato messo per ragioni politiche», continua. «Non mi vergogno di essere stata assessore in Provincia, né di fare parte del Partito democratico. Anzi, ne vado fiera. E vado fiera del lavoro che sto portando avanti sulle aree protette e sulle politiche territoriali».


«È incredibile, per non dire assurdo, che io non vada bene per il Parco solo perché ritenuta responsabile della caduta di chi è venuto dopo di noi in Provincia», aggiunge. «Non faccio politica per avere incarichi, anche se ringrazio il mio partito e Roger De Menech per aver ritenuto fossi la persona migliore per ricoprire questo ruolo. Ritengo di avere tutte le carte in regola, ma non posso più sentire che la fase di stallo è dovuta al mio nome, al fatto che il partito si è incastrato sulla mia candidatura. E voglio sentirmi libera di poter lavorare sulle aree protette senza che qualcuno pensi che lo faccio per ritagliarmi un incarico politico».


Visalli conclude con un appello alle forze politiche, a Roma e a Venezia: «Si acceleri sulla nomina del presidente, e la scelta sia fatta con trasparenza e valutando competenze e gli obiettivi che il candidato si pone per valorizzare il Parco».


Chi resta, allora, in corsa? In passato si erano fatti i nomi di Simonetta Buttignon, Gianni Serragiotto (entrambe queste candidature non sono andate avanti), di Valter Bonan (anche questa pare tramontata) e Orlando Dal Farra. Ma alla Regione al momento non è ancora stato proposto alcun nome ufficialmente da Roma.


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