Parolin: «Papa Luciani, il sorriso di Dio»

Il segretario di Stato del Vaticano a Canale d’Agordo: «Presto beato? Spero che si vada avanti con una certa celerità»

CANALE D'AGORDO. Papa Luciani? «È il sorriso di Dio» lo ricorda il cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato Vaticano. Un sorriso che presto risplenderà dagli altari, come beato e poi santo? Magari già il prossimo anno piuttosto che in occasione del quarantennale dell'elezione al soglio pontificio? Non si sbilancia, come ovvio, il più stretto collaboratore di Papa Francesco.

«Io non sono il prefetto della congregazione per le cause dei santi, quindi non posso dire niente, la speranza è che si vada avanti con una certa celerità e che si preghi per il miracolo». Parolin ieri è salito a Canale, il paese natale di Albino Luciani, per presentare la rivista "Le Tre Venezie", diretta da Tonino Bortoletto, che fa sintesi della figura e dell'opera di Giovanni Paolo I. Figura e opera che meritano di essere riscoperte - secondo Stefania Falasca, vicepostulatrice della causa di beatificazione - per essere riconsegnate alla loro dignità. E proprio Falasca ha anticipato importanti novità del processo di beatificazione.

La 'positio', ossia il dossier che certifica tra l'altro le virtù cristiane professate da Luciani, e che consiste in ben 5 volumi e 3600 pagine, sta per essere esaminato da due commissioni, quella dei teologi e quella dei vescovi e dei cardinali. Se l’esito, come è prevedibile, sarà positivo, sarà papa Francesco a concludere questa parte del processo con la proclamazione dell'esercizio eroico di queste virtù. A quel punto saranno prese in esame le presunte guarigioni prodigiose che potrebbero poi essere riconosciute come miracolo.

Resterebbe in piedi quella di Giuseppe Denora, pugliese, che ha superato l'esame diocesano. Falasca ha confermato che ci sono alcune “grazie”, tutte da studiare, segnalate in particolare dall'America Latina, il cui episcopato, fra i primi, si segnalò per la sollecitazione all'apertura del processo diocesano.

«Le procedure devono essere seguite, - ha detto anche Parolin al convegno di ieri pomeriggio, che precede la celebrazione di oggi per i 38 anni di elezione al soglio pontificio - è il desiderio di molti che papa Giovanni Paolo I possa avere riconosciuta dalla chiesa la sua santità e che quindi sia proposto come modello». Un modello di santo tipicamente veneto, ha puntualizzato il veneto Parolin. Il santo dell'umiltà, del linguaggio semplice ma concreto, che, guarda caso ha anticipato quello di papa Francesco. «Io credo che le virtù che ha incarnato Giovanni Paolo I - ha aggiunto - possano essere un modello per tutti i cristiani. In questo senso credo che il riconoscimento della sua santità sarà di beneficio per tutta la chiesa». Beneficio in che senso? Tener lontana, ad esempio, la Chiesa dalla tentazione del potere, come comunque Luciani ha testimoniato nel suo ministero in Veneto. «E, d'altra parte - ha sorriso ancora Parolin, quando uno è così umile come 'don Albino' è lui stesso che non ha fretta di diventare santo». Umiltà, si diceva, ma anche misericordia. A Venezia, da patriarca, Luciani l'ha testimoniata, ad esempio, nei confronti dei lavoratori di Marghera. A Vittorio Veneto con gli operai delle fabbriche in crisi. E, sempre a Vittorio Veneto, con le coppie in difficoltà, a proposito in particolare della procreazione. «Torno a dire che proporre Luciani come modello possa essere veramente di grande aiuto».

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