Parrucchieri e centri estetici: «Bene la riapertura, ora basta cambi di colore»

Fabrizio Ruffini / BELLUNO
«Bene poter rialzare le serrande, ma serve maggior libertà per vivere un po’ più serenamente e scongiurare l’aumento preoccupante di lavoro nero nel settore». Commenta così l’imminente ritorno in zona arancione la presidente del settore acconciatori ed estetisti di Confartigianato Belluno, Ivana Del Pizzol, che non perde nemmeno più tempo a descrivere le difficoltà: «Siamo stufi e scoraggiati, non ne possiamo più di questo continuo cambio di colori», spiega, «dalle prime comunicazioni ufficiali, inoltre, non era nemmeno chiaro se il cambio di zona dovesse avvenire martedì o mercoledì. Come si possono fissare gli appuntamenti con serenità in questa situazione? ».
Con gli operatori alle prese con le questioni burocratiche, poi, c’è un intero sistema in una situazione di semi anarchia che necessita di un interessamento rapido da parte delle istituzioni: «La situazione è critica ovunque, perché da un lato abbiamo chi ha deciso di aprire comunque rischiando di prendere multe enormi, cosa comprensibile ma non condivisibile, se non altro per rispetto dei colleghi», spiega Del Pizzol, «e dall’altra c’è il lavoro nero e improvvisato, fenomeno molto preoccupante che sta diventando importante anche in provincia».
A preoccupare sono soprattutto gli abusivi senza alcuna licenza, che offrono servizi di parrucchiera o estetista a domicilio senza avere una propria attività nel settore: «In questo periodo di stop c’è un intero mondo che si sta muovendo nell’illegalità e fermare questo fenomeno è quasi impossibile», commenta la presidente di mestiere di Confartigianato, «è da inizio pandemia che chiediamo una presa di posizione da parte delle autorità su questo fenomeno, ma le difficoltà sono molte, l’unica soluzione è farci lavorare onestamente».
Su questo l’associazione si sta muovendo in tutta Italia, per rendere il settore di prima necessità e quindi permettergli di operare in ogni situazione: «In questi giorni è partita una raccolta di firme (arrivata già a quota 35mila) per chiedere che estetisti e parrucchieri possano tenere aperte le proprie attività anche in caso di zona rossa, con la possibilità per i clienti di raggiungere il proprio salone preferito anche oltre i confini del proprio Comune», aggiunge Del Pizzol, «ci sono Comuni molto piccoli in provincia e un parrucchiere non sempre può vivere con i clienti locali».
Le spese fisse, nel frattempo, continuano ad accumularsi e gli aiuti da parte delle istituzioni, pur apprezzati, non riescono a sopperire alle necessità: «Bene gli aiuti come quelli messi in campo da alcuni Comuni bellunesi, però chiaramente stiamo parlando di briciole rispetto a quello di cui ci sarebbe bisogno per sopportare il colpo di questa crisi», conclude Del Pizzol, «anche i ristori sono fermi a maggio-aprile del 2020 e da allora quasi nessuno ha più preso qualcosa». —
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