Parte il ricorso per i verbali via Pec «Nulli, perché privi della firma digitale»

L’avvocato Serrangeli si appella al giudice di pace a Bassano Nel mirino sanzioni in posta certificata con semplice Pdf



. Verbali di violazioni stradali o cartelle esattoriali rischiano di essere nulle se le notifiche degli enti, inviate via porta certificata ai destinatari, non hanno la firma elettronica o sono in formato Pdf.

È l’ultimo dilemma sottoposto a un giudice di pace (in questo caso di Bassano) dall’avvocato Paolo Serrangeli, che ha presentato ricorso per due verbali di violazioni stradali notificati a E. C. , agente di commercio feltrino, multato a Thiene qualche mese fa.

L’agente di commercio è stato sanzionato per aver omesso di fornire i dati del conducente alla polizia entro i termini stabiliti; un rilievo derivato da un precedente episodio: il passaggio della sua auto al semaforo rosso. I verbali contestano circa 500 euro di sanzioni, 301 euro dell’omissione dei dati, più i 176 euro per il semaforo. Fatti avvenuti nel Vicentino, di qui Serrangeli che promuove il ricorso al giudice di pace di Bassano, contro i vigili urbani Nord Est Vicentino di Thiene: l’avvocato ne chiede la nullità e il loro annullamento in quanto via Pec sono stati spediti in formato Pdf, senza la necessaria firma digitale. Se fossero in formato giusto, sarebbero “P7M”.

Sul punto, spiega Serrangeli nel suo ricorso, non c’è tanta giurisprudenza, ma sa di scatenare un vespaio: comunque ci sono una serie di pronunce dalle quali si evince che, senza atti sottoscritti digitalmente e inviati via Pec, persino i ricorsi in Cassazione sono da considerarsi nulli.

Se il giudice di pace dovesse accogliere il ricorso, le contravvenzioni al codice della strada hanno destinazione certa: il cestino. Spesso la pubblica amministrazione invia tramite Pec, ma senza copie conformi e firme digitali. A rischio sono quindi anche le cartelle esattoriali e documenti simili spediti da Comuni e altri enti esattori di more. Su tutte, Serrangeli porta una decisione della Commissione tributaria di Latina che bolla come “nulla” la cartella esattoriale notificata via Pec «perché il messaggio inviato tramite email non contiene l’atto originale dell’Amministrazione Finanziaria, ma solo una copia. Infatti, a differenza della raccomandata tradizionale, la posta elettronica certificata non dà le stesse garanzie, non contenendo l’atto originale, ma solo una copia che è priva di attestazione di conformità». Serrangeli allega anche altre indicazioni, dal Tribunale di Milano alla Cassazione civile.

Secondo il difensore, la carenza negli atti implica una «lesione del diritto di difesa per la violazione dell’art. 4 del Decreto Ministeriale del 18 dicembre 2017, poiché gli atti notificati al sig. E. C. via Pec non sono stati firmati digitalmente». Per questo chiede al giudice di pace di Bassano di «dichiarare la nullità dei verbali di violazione del codice della strada impugnati».

Per prova viene allegato «l’estratto analogico di cui, con la sottoscrizione del presente ricorso, l’avvocato attesta la conformità all’originale informatico presente nella casella di posta elettronica di E. C.- Risulta evidente che tanto i verbali impugnati quanto le relative relazioni di notifica, risultano in formato PDF, e non P7M, laddove non risulta né firma digitale, né attestazione di conformità, in palese violazione di legge (doc. e doc.)».

E, in premessa, solleva anche un altro dubbio: perchè i professionisti debbono ricevere le notifiche via Pec solo in quanto persone costrette ad averne una (partita Iva), quando da normali cittadini quell’indirizzo mail certificato non viene mai usato? —

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