Parte la petizione per salvare la corriera che porta in Pusteria
«Sembra paradossale che venga eliminato (anziché rafforzato) il servizio bus da Santo Stefano di Cadore a San Candido, proprio nel momento in cui si fa una battaglia, tutti insieme, per il collegamento turistico e sciistico fra Comelico e Pusteria».
A sostenerlo è Isabella Carbogno di Padola, ma residente a Costalta: da cinque anni fa la pendolare con Sesto per motivi di lavoro. E nelle sue stesse condizioni ci sono altri 400 comeliani che, lavorando in Pusteria, sono molto preoccupati per i trasporti, visto che la Saf, azienda con sede a Udine, ha deciso di eliminare la corsa “a seguito del taglio dei fondi, dal 30 giugno scorso, da parte della provincia di Bolzano, che vi partecipava assieme a quella di Belluno”.
«Innanzitutto», spiega Isabella, «vogliamo ringraziare sindaci e autorità per aver tamponato l’emergenza, prorogando il termine al 30 settembre, mantenendo la totalità delle corse e facendosene carico direttamente: questo ha salvato il lavoro di molte persone in piena stagione estiva».
Ma resta la preoccupazione per il futuro, perché questa tratta è fondamentale. I motivi sono presto detti. «Il Comelico versa, purtroppo, in una situazione critica, sotto diversi punti di vista: occupazione, turismo, servizi sanitari, collegamenti, delle strade, presidi di pubblica sicurezza, impianti ricreativi ecc ecc. Inoltre siamo isolati da sempre, specialmente a nord. L’istituzione di questa linea cinque anni fa, gestita egregiamente dalla Saf, con collegamenti sei volte al giorno con la Val Pusteria, ha dato impulso a diverse attività, ma soprattutto ha permesso a molti di trovare un lavoro e di recarcisi senza costi troppo onerosi».
Sono moltissimi, dunque, i pendolari che la utilizzano: chi è occupato negli alberghi e in locali della ristorazione e non possiede l’automobile, specialmente fra i giovani; molti operai delle fabbriche e addetti agli impianti di risalita, che hanno scelto la corriera per limitare i costi ed evitare anche i pericoli derivanti dall’uso delle autovetture private; parecchi studenti che frequentano le Università di Trento o Bolzano, o altri convitti e istituti alto-atesini. Per questo motivo è stata lanciata una petizione, per il mantenimento dell’autolinea Saf Santo Stefano di Cadore– San Candido, indirizzata al presidente e all’assessore ai trasporti della Provincia di Belluno; al presidente dell’Unione Montana Comelico; ai sindaci dei Comuni di Comelico Superiore, S. Stefano, S. Nicolò Comelico e S. Pietro di Cadore; ovviamente, per conoscenza, alla Saf Autoservizi Fvg Spa, ai sindaci di San Candido e Sesto e all’assessore dei trasporti della provincia di Bolzano.
Le firme vengono raccolte in molti esercizi commerciali del Comelico, ma anche in Pusteria e sugli stessi autobus durante i viaggi. «Sull’importanza di questa linea», dica ancora Isabella Carbogno, «penso siano tutti d’accordo: le corse vengono utilizzate anche dagli abitanti di Sesto e di San Candido nonché dagli ospiti e dipendenti degli alberghi di Sesto/Moso, del Caravan Park e dell’hotel Kreutzbergpass. Ridurre il traffico privato sulla Ss 52, strada tortuosa e pericolosa, limiterebbe i numerosi incidenti (talvolta mortali come quello di qualche settimana fa a Padola, in località Valgrande); ridurrebbe le emissioni inquinanti e acustiche; favorirebbe i trasporti connessi, soprattutto la ferrovia. A soli 20 km dal Comelico, a S. Candido, c’è infatti un’importante stazione che collega l’Austria e Bolzano-Trento-Verona, e l’autolinea in questione, sempre con coincidenza immediata con i treni in arrivo e partenza, è l’unica che permette di arrivare, in breve tempo in Comelico a chi sceglie di utilizzare la ferrovia Verona– San Candido. Infine, ma non da ultimo, a S. Candido si trova un ospedale particolarmente apprezzato da comeliani, e non solo: tante persone vi ci si recano perfino da Sappada e Alto Cadore».
«Insomma», dicono i promotori della petizione, «il bus è un servizio pubblico che garantisce uno dei più sacrosanti diritti dei cittadini, quello alla mobilità, e non dovrebbe, quindi, basarsi assolutamente su un mero calcolo economico di guadagno, come farebbe un imprenditore privato o un commerciante. Noi auspichiamo dunque che, nell’ormai poco tempo disponibile, vengano prese le adeguate soluzioni per non abbandonare al suo destino, ancora una volta, una popolazione già costretta a condizioni di vita e lavorative assai precarie». —
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