Passeggiate virtuali nella memoria

Con Google Street view si cammina sui luoghi del Vajont, con la grafica si sta ricostruendo la Longarone ante disastro

LONGARONE. La Longarone che non esiste più rivive nel virtuale.

È in fase di realizzazione un progetto grafico che porterà a ricostruire il paese spazzato via dall’onda di acqua e fango la notte del 9 ottobre 1963. La vecchia via Roma, con le facciate delle case (civico compreso) e l’indicazione dei loro abitanti, il centro storico, i palazzi, tutto sarà ricostruito virtualmente grazie a quello che il sindaco di Longarone Roberto Padrin definisce «un sogno», ma che si sta concretizzando. È stato prezioso il lavoro di un superstite, che ha messo a disposizione il materiale, e sono in corso contatti con gli esperti che si occupano di questi lavori grafici.

La Longarone che non esiste più, ma anche i simboli della tragedia del Vajont, sbarcano dunque nel virtuale. Perché sono già online anche le immagini di StreetView che permettono a chiunque di percorrere il coronamento della diga, di camminare nei dintorni della chiesa di Longarone e del campanile di Pirago, di passeggiare lungo le stradine dei paesi di Erto e Casso, di entrare nel cimitero delle vittime di Fortogna, di visitare il museo del Vajont e Palazzo Mazzolà, oggi sede del Comune di Longarone.

Google sui luoghi della memoria. Basta un clic per entrare virtualmente sul coronamento della diga del Vajont. Per esplorarlo per la prima volta, o per rivivere emozioni provate camminando fisicamente in quel luogo. L’operazione di mappatura dei luoghi del disastro del Vajont ha visto in prima linea Google, che ha inviato i suoi operatori, dotati di trekker (lo zaino tecnologico dotato di un sistema con 15 telecamere che fotografano il panorama a 360 gradi) nei luoghi simbolo della memoria.

«Il percorso è iniziato nell’estate 2016», ha ricordato Giuliano Vantaggi, manager turistico. «Google sta portando avanti un progetto per la mappatura dei luoghi simbolo della storia, sono già online le immagini di Waterloo e Pearl Harbour per esempio. In questo percorso è rientrato anche il Vajont». Le immagini non riescono a trasmettere il pathos che comunicano questi luoghi, ed è pur vero che «per conoscere cosa è accaduto 54 anni fa bisognerebbe vederlo con i propri occhi», ha evidenziato Padrin, ma la visita virtuale permette comunque di rendere conoscibile a chiunque abbia una connessione internet, e l’app Street View, i luoghi del Vajont.

Per accedervi c’è un collegamento anche sul sito della Fondazione Vajont, partner del progetto. «Una persona su tre dopo aver visitato virtualmente un luogo ci va anche di persona», ha ricordato Vantaggi. L’operazione, dunque, potrebbe aumentare il flusso di turisti. Il che apre il capitolo “gestione delle visite”.

La diga del Vajont ripresa dal drone


Visite da strutturare. Si sta ampliando il numero degli informatori della memoria e cercando di migliorare la gestione delle visite alla diga e ai luoghi del Vajont. «Abbiamo diversi giovani che si stanno mettendo alla prova sul campo», ha spiegato Padrin, «e a breve si terrà un altro corso, più ampio, per gli informatori».

La realtà aumentata. È il futuro delle visite virtuali. Ma non è così lontano. Basta acquistare un visore (dal costo contenuto, si parla di 20-30 euro), inserirci un cellulare e avviare l’app Street View. E camminare. Realmente, nel proprio salotto di casa, virtualmente nel luogo scelto per la propria visita. Un’esperienza coinvolgente, alla portata di tutti, e che rapportata al Vajont permette di aumentare la sensazione di essere in quei luoghi.

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