Passione canyoning: «Disciplina emergente ma è necessario aprire nuovi percorsi»

Christian Da Canal promuove questa attività a Borgo Valbelluna. «Emozioni infinite tra camminate, salti e nuotate nei torrenti» 

BORGO VALBELLUNA

Emozione e adrenalina, ma anche tanta voglia di esplorare e di mettersi in gioco: sono gli ingredienti garantiti da Canyoning Borgo Valbelluna, l’attività che Christian Da Canal porta avanti in collaborazione con le esperte guide di Canyon off Dolomites di Eric Girardini. Un’attività che potrebbe attirare in provincia appassionati da tutta Europa. Ma c’è un problema da risolvere: «Nel Bellunese», spiega Da Canal, «ci sono canyon fantastici, chiusi alla visita per vecchie normative che ne impedivano la fruizione come attività di canyoning. Se riuscissimo ad aprirne alcuni, ci sarebbe un riscontro molto più alto anche a livello turistico. Le guide alpine sono al lavoro con il Parco per trovare delle soluzioni».

Ma cos’è il canyoning? Si tratta di una disciplina ricreativa che consiste nella discesa dei torrenti che scorrono tra le rocce, senza l’ausilio di canoe o gommoni. Si scende a piedi, superando svariati ostacoli: dalle cascate alle briglie, passando per gli scivoli naturali chiamati toboga. Unica concessione sono le corde, utilizzate per calarsi nei tratti verticali dei canali, oppure per attraversare punti particolarmenti esposti, dove il rischio di cadere sarebbe altimenti troppo alto. Questi canali sono chiamati comunemente forre, gole o fossi e la loro discesa viene effettuata con un misto di trekking e tecniche alpinistiche. A spiegare il canyoning è proprio Da Canal.

Quale posto avete individuato per Borgo Valbelluna?

«Il torrente Maor. La nostra è un’attività di base e i percorsi che proponiamo qui sono quelli classici. Ci siamo posti come obiettivo la valorizzazione di questo corso d’acqua, perché, alla pari del rio Maggiore a Ponte, è semplicissimo da percorrere, non presentando tutte le difficoltà che si possono trovare in altri canyon, ossia la verticalità e l’acquaticità. Il canyoning è un’esperienza da provare, perché l’emozione data dal camminare, nuotare, saltare e tuffarsi non si prova in nessun’altra attività».

Perché avete scelto di investire su questa attività?

«È un target ideale per famiglie e giovani e coloro che vogliono intraprendere un’attività all’aperto. Il canyoning in Borgo Valbelluna non ha però ancora avuto successo, perché nessuno ha spinto su questa disciplina. In Trentino o Lombardia, solo per fare degli esempi, ci sono zone dove i canyon come il Maor hanno due o tre scuole con guide alpine che accompagnano i clienti per tutta la stagione».

La vostra zona è conosciuta nell’ambiente del canyoning?

«Il Maor ultimamente è stato promosso attraverso trasmissioni tv portate dalla Dmo, come Icarus e Donnavventura. Ma già prima era conosciuto in tutta Europa. In settimana sono arrivati turisti da Olanda, Spagna, Francia, mentre gli italiani vengono da Milano, Trieste e Bologna, per citare alcune città».

È necessario uscire con guide esperte?

«Assolutamente sì, non bisogna praticare canyoning da soli se non si è esperti, perché i pericoli sono nascosti dietro l’angolo. Le uniche persone abilitate ad accompagnare la gente lungo le forre sono le guide alpine».

Come vi muovete?

«Formiamo sempre gruppi di al massimo di dieci persone e abbiamo pensato di intraprendere un percorso anche sulla Grotta Azzurra, dove, una volta usciti, proponiamo ai partecipanti l’aperi–canyoning, in collaborazione con il Castello di Zumelle».

Ci sono problemi a praticare questa disciplina in provincia?

«La Valbelluna e il Bellunese in generale, sono territori ricchi di canyon, tra i più belli d’Europa, sarebbe importante aprire a questa disciplina altre aree. Anche in chiave turistica». —


 

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