«Passione e impegno per arrivare al successo»
Red Canzian dei Pooh ha parlato ai figli dei dipendenti del Gruppo De Rigo lanciando messaggi positivi e invitando i ragazzi a inseguire i propri sogni
BELLUNO. La vita è fatta di curve pericolose, di salite e di discese. E realizzare i propri sogni non è sempre semplice, anzi. Bisogna crederci fermamente e lottare. Ma anche poter contare su una squadra e avere alle spalle una solida famiglia.
Red Canzian lo ha detto più volte ai tantissimi giovani presenti ieri sera in Teatro comunale: non si va da nessuna parte senza la passione, i sacrifici e il duro lavoro, la consapevolezza che un grande obiettivo si raggiunge insieme agli altri.
E l’artista ha voluto dimostrare queste convinzioni raccontando la sua storia. Il celebre componente dei Pooh, una delle band italiane più famose, è stato il cerimoniere dell’evento di premiazione, giunto alla settima edizione, dedicato ai figli dei dipendenti del Gruppo De Rigo, ai quali è stato consegnato un premio allo studio per meriti.
Canzian ha saputo coinvolgere e intrattenere le tantissime persone presenti in sala. Non sono mancate le battute in dialetto veneto. Ma soprattutto c’è stata la capacità di lanciare ai giovani dei messaggi ben precisi. «Il futuro appartiene a coloro che vedono la bellezza dei propri sogni», ha detto il cantante e compositore di Quinto citando Eleanor Roosevelt. «Se sono arrivato fin qui non è perché ho avuto la strada spianata, anzi. Molto spesso ho dovuto affrontare delle salite. Ma non ho mai ceduto, continuando a credere nei miei sogni».
Canzian è nato nel 1951 in una villa nobiliare. «La mia famiglia non era però ricca, al contrario», ha precisato. «La villa era stata data ai nuclei più poveri. E io appartenevo a uno di quelli. Vivevamo in due stanze. Mio padre ha lavorato anche a Marcinelle e faceva di tutto per darci il più possibile».
«Sono cresciuto nel periodo dell’Italia semplice e un po’ ingenua», ha aggiunto, «che però non aveva “retropensieri” e con i sogni si poteva guardare lontano». Le passioni del giovane Bruno (questo il vero nome di Red Canzian) sono state fin da bambino il disegno e la musica. «Mio padre mi regalò la prima chitarra per la promozione. Costò 5 mila lire e dovette pagarla a rate», ha evidenziato l’artista, introdotto dallo storyteller Andrea Bettini.
«La mia prima soddisfazione musicale fu la vittoria dello “Stroppolo d’oro”, organizzato dalle Cantine sociali di Conegliano». Senza risparmiare aneddoti divertenti, e con l’ausilio di foto e immagini, Canzian ha raccontato le difficoltà nel trovare, a Treviso, un abbigliamento che fosse abbastanza “rock”. E ha ricordato la nascita del suo primo complesso, i Prototipi, fino poi ad arrivare all’incontro con i Pooh: un’avventura durata 50 anni e che non è ancora finita.
«Il vero successo è stato quando ci hanno dedicato la copertina di “Topolino”», ha detto ridendo. Senza dimenticare di sottolineare come la gavetta nei locali sia stata per lui fondamentale, come per molti altri musicisti dei suoi anni.
«Chi esce oggi dai talent show è bravissimo, ma non aver fatto la gavetta non ti permette di capire che il successo pesa più di un camion sulle spalle», ha affermato. «Questo peso si può superare grazie soprattutto alla famiglia: mio padre e mia madre mi hanno sempre supportato. E dopo lo ha fatto mia moglie. Oggi sto lavorando a dei progetti musicali e letterari con mio figlio e mia figlia».
Oltre alla famiglia c’è anche la squadra: «Sia con i Prototipi che con i Pooh eravamo un gruppo di amici, compatti e coesi, decisi nel fare qualcosa». E rivolgendosi ai giovani e ai loro genitori ha ricordato loro che «i sogni non vanno in pensione, ma vivono anche dopo di noi: se li seminiamo bene, qualcuno li raccoglierà».
«Abbiamo deciso di invitare Canzian perché lo riteniamo un esempio che le nuove generazioni devono e possono seguire», ha detto Ennio De Rigo, presidente del Gruppo, insieme alla moglie Emiliana e ai figli Massimo e Barbara. «I genitori fanno dei sacrifici per permettere ai loro figli di raggiungere determinati obiettivi. E noi vogliamo essere loro vicini».
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