Paura a Torino durante Juve - Real. I bellunesi: «Abbiamo temuto di rivivere l’Heysel»

Una ventina i tifosi bianconeri partiti da Belluno presenti in piazza San Carlo. Battaiola: «Ci siamo ritrovati a terra, per fortuna siamo riusciti a rialzarci»

TORINO. Un piccolo sospiro di sollievo. Dalle notizie raccolte, stanno bene i bellunesi (una ventina) presenti in piazza San Carlo a Torino sabato sera. Erano tra le migliaia di persone davanti al maxi schermo allestito per la finale di Champions League Juventus–Real Madrid. Ma il panico, le cadute a terra, i passeggini abbandonati e soprattutto i volti dei feriti, resteranno per sempre impressi nella loro mente.
Doveva essere una serata di festa, al di là di quello che poi sarebbe stato il risultato finale. Si è trasformata in una notte di puro terrore. Con la mente, appena terminata la fuga in posti più sicuri, subito rivolta agli atti di terrorismo avvenuti negli ultimi mesi. La rabbia aumenta, quando si sparge la voce che tutto è nato per colpa del lancio di un petardo in mezzo alla folla, seguito dalla caduta di un parapetto.
Nicola Maraga, 22 anni di Polpet, era a Torino assieme alla fidanzata Sara. Entrambi stanno bene e ieri pomeriggio hanno fatto rientro in treno. Sabato, poco dopo la delusione del 3-1 firmato Cristiano Ronaldo, è avvenuto l’imponderabile. «Eravamo sulla sinistra del monumento centrale della piazza, quando, all’improvviso, abbiamo sentito quello che poi si è rivelato il primo boato. A quel punto, trovandoci anche abbastanza vicino ai portici, siamo scappati all’indietro, riuscendo a intrufolarci in una via laterale. Fortunatamente non siamo caduti, ma la presenza di birra e acqua per terra rendeva la fuga più difficile».
Borse, passeggini abbandonati, scarpe, cellulari distrutti. Un vero e proprio tappetto di oggetti era piazza San Carlo sabato notte. Ieri mattina, proprio mentre è in corso la nostra telefonata, lo stesso Maraga ci spiega: «Sono davanti ad un punto dove hanno raggruppato zaini e scarpe, in modo che qualcuno possa andare a prenderli».

Tifosi bellunesi in piazza San Carlo a Torino: «Sembra una bomba»


In piazza San Carlo anche un gruppo di 11 giovani bellunesi. Tra questi i giocatori della Plavis Federico Soppelsa e Christian De Pellegrin, e il difensore del Ponte nelle Alpi Tobia Battaiola. Proprio quest’ultimo eassicura sul buono stato di salute di tutti. «È andata più che bene. Un mio amico ha perso entrambe le scarpe, Soppelsa il telefono, ma l’importante è essere integri fisicamente».
I ragazzi hanno vissuto sulla pelle entrambi i boati e le conseguenti cadute – fughe. «Eravamo tutti schiacciati, a un certo punto ho visto le persone alla mia sinistra venire giù come un domino. Ci siamo ritrovati a terra con persone addosso, e infatti nel mio caso ho un po’ male la gamba. In ogni caso, una volta rialzati, siamo rimasti lì, anche se a quel punto non eravamo più tutti vicini come prima. Dopo cinque minuti è avvenuta una nuova fuga collettiva e allora siamo scappati, ritrovandoci poi nei minuti successivi. Non nego di aver pensato a un attentato terroristico. Mi ha fatto una terribile impressione vedere persone in lacrime, alcune a terra incoscienti».
L’errore nel lasciare che così tante persone entrassero nella piazza pare evidente. «In genere non assisto quasi mai ad eventi così affollati. Allo stadio non vado da 5-6 anni, e in ogni caso lì entrano il numero giusto di persone secondo la disponibilità di posti. Già alle 14 c’era tanta gente. Eravamo tutti ammassati e il caldo si faceva sentire. Non voglio limitarmi la vita dopo questo avvenimento, però aver vissuto sulla propria pelle un evento così mi farà avere più riguardo e paura in occasioni del genere».
Qualcuno sottolinea come allo stadio non possa entrare neanche una bottiglia d’acqua e in piazza invece si vendessero bottiglie di vetro.
Anche per Davide D’Incà di Limana, a Torino con fratello e amico, sono stati momenti di panico. «Ho temuto di rivivere un evento come l’Heysel, di cui tanto noi giovani juventini abbiamo sentito parlare. Guardavamo tranquillamente la partita, quando ho sentito un boato e la pavimentazione tremare. La gente gridava “scappate, scappate”. All’inizio ho pensato a un diverbio degenerato tra tifosi, poi ad un attacco terroristico. Sono riuscito a restare vicino a mio fratello, mentre con l’amico ci siamo ritrovati in appartamento. Una festa quasi trasformata in tragedia».

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