Pavone: «Il Comune sta smantellando la giustizia»

Il procuratore: «Levare i telefoni ai magistrati è interruzione di pubblico servizio» Il sindaco Massaro replica: «Lasciamo i custodi e abbiamo speso tantissimi soldi»
gian paolo perona- perona- belluno- procura-il maggiore nicoletti ed il procuratore pavone
gian paolo perona- perona- belluno- procura-il maggiore nicoletti ed il procuratore pavone

BELLUNO. Palazzo di giustizia contro Palazzo Rosso. Un derby cittadino, che si sta giocando a colpi di lettere su carte intestate, ma potrebbero anche diventare carte bollate. Era prevedibile che il passaggio di competenze dal Comune al ministero della Giustizia non fosse automatico e indolore, ma i toni sono anche molto aspri e promettono sviluppi addirittura penali: «Vogliono smantellare gli uffici giudiziari» è l’accusa che parte da via Segato. «Non vediamo perché dovremmo farlo, visto che in questi anni abbiamo speso tanti soldi e avanziamo cinque miliardi e mezzo dall’amministrazione della giustizia» è la replica da piazza Duomo.

Le linee telefoniche sono calde. Quelle fisse, perché i contratti dei telefonini cellulari che utilizzano i magistrati per i turni di reperibilità sono stati chiusi. Fino al primo pomeriggio di ieri funzionavano ancora, ma dovrebbe essere solo una questione di ore. I sei apparecchi sono stati chiesti indietro e questo ha fatto sbottare il procuratore Francesco Saverio Pavone: «Vedremo se potranno esserci gli estremi per l’interruzione di pubblico servizio, certo il Comune non ha fatto quello che doveva fare per consentire al ministero di subentrare in questi contratti, fra l’altro in un periodo caratterizzato dalle festività. Proprio sotto Natale, ci è arrivata una lettera e forse non si è tenuto conto del momento del tutto particolare».

La carenza di organico, fra Tribunale e Procura è storica, ma negli ultimi tempi è peggiorata: «Abbiamo perso tre agenti della polizia provinciale, due vigilesse e una quinta persona, che svolgeva un ruolo molto delicato è stata richiamata dall’amministrazione comunale», riprende Pavone, «il sindaco non ci fa alcun regalo nel lasciare qui i due custodi, perché questo è previsto dalla legge. Siamo in difficoltà, tanto è vero che fino a domani saremo costretti a tenere chiuso il palazzo di giustizia nell’orario pomeridiano e il rischio è che la situazione peggiori ulteriormente. Non possiamo essere dipendenti dal Comune».

Il primo cittadino Jacopo Massaro ritiene di aver fatto abbastanza, come peraltro i due predecessori: «I due custodi non si muoveranno dal palazzo di giustizia perché ci siamo messi a disposizione e ho firmato personalmente una convenzione con il procuratore Pavone e la presidente del Tribunale, Antonella Coniglio. Altri Comuni non si sono comportati allo stesso modo, senza contare che se davvero avessi voluto smantellare gli uffici giudiziari, non avrei bloccato alcune opere pubbliche, per pagare tutti i contratti. Non dimentichiamo che avanziamo gli ultimi tre anni di rimborsi ministeriali, il che significa più di un milione di euro e, se andiamo indietro nel tempo, arriviamo a cinque e mezzo».

Eppure il clima sta diventando pesante: «Devo ammettere di non sapere nulla di questi altri problemi, perché se ne occupano gli uffici. Non so nemmeno di queste lettere, perché se ne occupano i dirigenti e non la giunta. Se avessi saputo, mi sarei attivato prima».

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