Pavone su Izzo: «Per me è attendibile»

Caso Corazzin. Per la procura di Perugia c’è tutto in Chi l’ha visto. La strana puzza di villa Narducci

BELLUNO. «Le dichiarazioni rese da Angelo Izzo sul presunto sequestro e omicidio di Rossella Corazzin sarebbero sovrapponibili alle notizie riportate dalle vecchie puntate di “Chi l’ha visto”». È quanto emerge da una relazione comparativa disposta dalla procura di Perugia ed eseguita circa due anni fa dai carabinieri del Ros, sugli atti ricevuti dalla procura di Belluno. Un elemento che potrebbe portare alla chiusura del secondo fascicolo su Izzo, per il quale il procuratore di Perugia ha chiesto l’archiviazione.

I verbali in questione sono quelli inviati dall’ex procuratore di Belluno, Francesco Saverio Pavone, che all’epoca dei suoi approfondimenti aveva avuto un’impressione diversa: «Secondo me ci sono ampi margini di approfondimento. Io ho ritenuto le dichiarazioni di Izzo verosimili, attendibili e degne di approfondimento, anche se mi sono dovuto fermare perché non avevo la competenza territoriale sul presunto omicidio di Rossella Corazzin». Pavone ricorda anche che Izzo fu arrestato circa un mese dopo, in seguito al massacro del Circeo e non risulta che abbia avuto accesso ai giornali locali (di Belluno e Pordenone) che segnalarono la scomparsa della ragazza. «Inoltre, prosegue l’ex procuratore, «Izzo descrive con precisione sia il rustico di Riccione, dove Rossella sarebbe stata tenuta prigioniera, che villa Narducci a Perugia dove sarebbe stata portata successivamente e poi uccisa. Tenendo conto che è stato arrestato un mese dopo, come faceva Izzo a conoscere questi posti e le persone che li frequentavano? Anche perché è pacifico che lui stava a Positano durante il rapimento a Tai di Cadore. Non so se la procura di Perugia si prende la responsabilità di archiviare, ci sono diversi elementi che io approfondirei».

Pavone, in questi giorni, è stato colpito da un altro elemento, che ha suscitato l’interesse anche del suo successore, il procuratore Paolo Luca. Si tratta del pozzo di pertinenza di villa di Perugia. A tre anni dalla morte di Francesco Narducci, il padre Ugo vendette la villa a un prezzo stracciato e l’acquirente, nell’ambito delle indagini sul mostro di Firenze, riferì che il pozzo era stato chiuso con un getto di calce viva perché i vicini, ma pare anche i domestici, lamentavano una puzza insopportabile. La giustificazione fu che si era rotto un tubo della fognatura. «Ma forse vale la pena scavare in quel pozzo».(i.a.)



Argomenti:corazzinizzo

Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi