Peculato, truffa, abuso d’ufficio: oculisti nei guai

È pronta a reclamare i danni l’ex Usl 17 (ora Usl 6 Euganea) nei confronti dei due oculisti che per anni avrebbero dirottato i pazienti dalla struttura pubblica dell’ospedale monselicense ad ambulatori privati (non convenzionati) per praticare interventi come l’iniezione intravitreale applicata per trattare alcune patologie della retina.
Con quale scusa? Accelerare i tempi delle cure, altrimenti l’attesa nel “pubblico” sarebbe stata lunga. Ieri davanti al tribunale di Padova l’ente sanitario (difeso dall’avvocato Fabio Pinelli) si è costituito parte civile, anche se non ha ancora quantificato l’entità del risarcimento.
Sul banco degli imputati il dottor Anania Lamarina, 60enne di Brindisi residente a Este, libero professionista dal 2015 quando ha lasciato l’ospedale (difensore l’avvocato Barbara Bisinella), e il collega Guido Masiero, 58enne di Frascati residente a Montegrotto, fino al 2015 nella struttura ospedaliera monselicense, oggi responsabile dell’Unità operativa di oculistica nell’ospedale Santa Maria del Prato di Feltre (difensore l’avvocato Gianni Morrone). L’udienza è slittata al 18 novembre quando sfileranno i primi testimoni.
Gravi le accuse: abuso d’ufficio continuato e tentato, peculato, truffa e somministrazione di farmaci “imperfetti” non avendo rispettato il protocollo stabilito dall’Aifa (Agenzia nazionale del farmaco). Dal 2010 (per quanto riguarda Lamarina) o dal 2012 (Masiero), i due avrebbero consigliato i pazienti che si rivolgevano al reparto ospedaliero di sottoporsi alla terapia intravitreale in ambulatori privati, in particolare nel Centro oculistico del dottor Umberto Merlin a Rovigo e nel Centro micro eye laser di Padova (strutture non coinvolte nell’inchiesta) dove entrambi esercitavano la libera professione.
Qualche paziente avrebbe rinunciato, altri hanno pagato fino a 4.500 euro, per un totale contestato a Lamarina di 36.270 euro di ingiusto vantaggio patrimoniale mentre a Masiero si contestano circa 8.400 euro di prestazioni incassate (diversi pazienti, però, non sarebbero stati identificati).
Il risultato? Gli specialisti avrebbero violato l’obbligo imposto al dipendente pubblico di astenersi dalle situazioni di conflitto d’interesse. Non basta. Il raggiro nei confronti dell’ente sanitario sarebbe derivato dal fatto che entrambi gli oculisti nel privato seguivano interventi chirurgici con il laser (Lamarina per la cura della miopia, Masiero per il trattamento dell’astigmatismo) mentre in ospedale avevano ottenuto di astenersi “per asserita inabilità chirurgica”.
Il reato di peculato (solo per Lamarina) è derivato dal fatto che avrebbe utilizzato l’ambulatorio pubblico per ricevere i clienti (privati) da sottoporre a visita di controllo dopo l’intervento. Lo stesso specialista è chiamato a rispondere di aver pure somministrato farmaci “imperfetti” perché ottenuti dal frazionamento in siringhe precaricate secondo modalità non previste dall’Aifa. —
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