Pedavena, la “Madonna dell’inutile” portata a spalla
Da Facen al Casonetto, è stata portata a spalla da sindaci, volontari, rappresentanti della comunità civile e dei movimenti ecclesiastici
PEDAVENA. Da Facen al Casonetto portata a spalla da sindaci, volontari, rappresentanti della comunità civile e dei movimenti ecclesiali. La Madonna dell’inutile, la statua mariana realizzata dallo scultore padovano Giancarlo Frison accogliendo nel 1998 l’invito della comunità di Villa San Francesco a dare forma al tema educativo “Le grandi risorse dell’inutile”, è ritornata in processione accompagnata da centinaia di persone.
Non accadeva dal 2016. Undici tappe, tanti quanti sono i chilometri tra la Casa Emmaus di Facen e la cooperativa sociale Arcobaleno ’86 del Casonetto, con altrettanti momenti di riflessione e preghiera e cambi di portantini. Riportando di attualità il messaggio di quella immagine mariana realizzata con scarti di fusione, corteccia di alberi sradicati da un uragano, un pezzo di scarpa: il valore profondo di quello che viene considerato socialmente inutile.
Un messaggio raccolto innanzitutto dalle istituzioni locali: sono stati i sindaci, con la loro fascia tricolore, i primi a portare a spalla la statua mariana – un quintale il peso complessivo – nella prima tappa della processione, partita dalla Casa Emmaus, un tempo orfanotrofio dell’Opera don Orione. Nicola Castellaz, sindaco di Pedavena, con i colleghi Nicola Vieceli di San Gregorio nelle Alpi e Mario De Bon di Sospirolo e l’assessore Maurizio Zatta di Feltre, hanno sostenuto la pesante statua assieme ai volontari della comunità, percorrendo il primo ripido tratto della processione religiosa guidata da don Pierangelo Salviato, parroco di Cavaso e Possagno e vicario foraneo di Asolo.
Ma prima, nel giardino di Casa Emmaus affacciato sulla vallata feltrina, è stato Aldo Bertelle a sottolineare il significato spirituale e simbolico della processione mariana. Oltre due ore di cammino, di preghiera, di condivisione dell’impegno di portare in spalla la statua, percorrendo lo spazio fisico che separa i due cuori della comunità diretta da Bertelle, Villa San Francesco e la cooperativa Arcobaleno.
«I ragazzi della comunità sono passati per undici chilometri a bussare alle porte lungo il tragitto della Madonna», ha spiegato Bertelle, «soltanto per informare, per chiedere attenzione a centinaia di famiglie».
Durante la processione la riflessione si è legata anche agli oggetti liturgici: stole sacerdotali e crocefissi. La prima stola indossata dal celebrante, ha sottolineato Bertelle, apparteneva a san Luigi Orione, onorando così il ricordo dell’orfanotrofio gestito a Facen dall’opera religiosa. Nel corso della processione sono stati cambiati più volte i crocefissi: il primo è stato quello donato da san Giovanni Paolo II quando era papa, un crocefisso polacco. Poi un crocefisso africano donato da Piergiorgio Da Rold di Insieme si può, e altri ancora. Ad aprire il cammino della processione è stata una croce lituana, della Collina delle Croci, donata alla comunità nel 2003. Nel tratto finale la riflessione si è concentrata su un crocefisso fortemente simbolico: «Un pezzo di legno con del filo spinato del Col di Lana», ha spiegato Bertelle, «dalle trincee della pri ma guerra mondiale».
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