Pedavena: la val di Faont è una discarica / Foto
Cumuli di detriti e rifiuti ovunque. E il Colmeda piange
A destra il confronto fra il Colme- da di oggi e quello di luglio dello scorso anno. Sotto il titolo due immagini dei detriti e dei rifiuti abbandonati per chilometri intor- no alla centrale dopo la chiusura del cantiere per la sostituzione delle condotte per l’acqua
PEDAVENA. Estate e autunno con le ruspe, un inverno di attesa e ora una primavera tra rifiuti e detriti. La Val di Faont si risveglia e scopre che non era un brutto sogno, ma la realtà: il cantiere per la sostituzione dei tubi della condotta che porta l'acqua alla centrale idroelettrica hanno segnato in modo pesante l'ecosistema dell'area protetta. E il Caorame, in trionfo a luglio, è ridotto ad un rigagnolo. Neppure i più vivaci contestatori del cantiere potevano prevedere un finale così. Quattro mesi dopo la conclusione dei lavori disposti dall'Acsm del Primiero, la val di Faont è ridotta ad una discarica. Cumuli di detriti, cemento, plastica, sacchi di rifiuti, bidoni, guarnizioni in silicone, sassi, cartone, catrame, e materiali usati durante l'installazione delle nuove condotte sono abbandonati in tutta la vallata, a ridosso del torrente, più a monte, in mezzo al bosco, tra i cespugli, lì dove il vento li ha spinti e la pioggia di questi ultimi giorni li ha mischiati al fango. L'area picnic, sacrificata per far posto al cantiere, resta recintata ed è piena di rifiuti. Inagibile, ancora adesso, com'è stato per l'intera estate scorsa. L'impresa titolare dei lavori avrebbe dovuto portare via tutto da almeno due mesi, magari approfittando di un gennaio senza neve e senza piogge, con il terreno duro e condizioni ideali per far passare i mezzi pesanti. Invece niente. Dall'inizio alla fine, l'intervento è stato accompagnato da promesse non mantenute: si dovevano usare gli elicotteri l'estate scorsa per portare i tubi senza sbancare intere pareti, e non è stato fatto; si doveva restituire la valle alla sua condizione naturale entro fine anno e invece a marzo ci sono ancora cumuli di materiale, oltre che rifiuti sparsi per chilometri. Per l'ecosistema è un colpo durissimo. Prima sono stati abbattuti gli alberi, durante il periodo della nidificazione degli uccelli, senza una valutazione d'impatto ambientale. Ora, con la primavera che inizia, gli animali trovano rifiuti pericolosi e insidiosi, come le guarnizioni, che se ingerite possono provocare conseguenze nefaste. Agli sbancamenti non è seguito un ripristino. La strada è in condizioni peggiori di un anno fa e solo su richiesta di qualche residente sono stati installati cartelli per segnalare pericolose "novità", come un blocco di cemento abbandonato dietro una curva. E poi c'è il torrente, che mai a marzo è stato così secco. Le nuove condotte - hanno assicurato l'Acsm e il comune - pur avendo un diametro maggiore, non prelevano più acqua di quella che veniva intercettata prima dei lavori. Eppure il livello dell'acqua è spaventosamente basso, altro che minimo deflusso vitale. Il confronto fra le immagini di oggi e quelle dell'estate scorsa è emblematico: allora c'erano cascate e salti d'acqua, schiuma e vapori e schizzi. Oggi c'è un rigagnolo silenzioso, che scorre tra i sassi, a tratti coperto da una melma marrone. Lo si può attraversare con scarpe da passeggio. Di pesci, manco a dirlo, neppure l'ombra. Eppure, di fronte a questo scempio, non una sola voce si è alzata. Il comune non protesta. I cittadini sembrano soddisfatti della contropartita già incassata: l'Acsm ha pagato un parcheggio ai residenti di Norcen, per ricompensarli della loro pazienza. E ai pescatori ha offerto una bella domenica di pesca sponsorizzata. Ma chi andrà in valle ad ammirare la natura che rinasce, in questa primavera si prepari a trovare soprattutto rifiuti, tracce invadenti di un cantiere che non è mai stato smontato, recinzioni e tubature a vista, un torrente moribondo che chiede sottovoce un moto di indignazione. Di fronte ad uno scempio così, chissà cosa avrebbero detto i trentini alla loro azienda.
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