Pedavena si sveglia con l’antenna

Il sindaco guida la rivolta del paese contro la Telecom I cittadini pronti a disdire i contratti con l’operatore
Di Francesca Valente

PEDAVENA. L'hanno eretta quando ha cominciato a farsi buio, tra le cinque e mezza e le sei di venerdì pomeriggio, forse proprio per dare meno nell'occhio. Il vicesindaco Nicola Castellaz fa del sarcasmo definendola «un albero di Natale», mentre il sindaco Maria Teresa De Bortoli tralascia i mezzi termini per chiamarla «l'antenna della vergogna». L'amarezza è tanta, per non essere riusciti a fermare l'installazione della Telecom tanto combattuta, e per non aver ottenuto i mezzi legali per difendere la volontà dei cittadini.

Da ieri il telemostro domina sull'orizzonte di Pedavena, superando in altezza i tetti delle case circostanti, e in prospettiva perfino il campanile. Dalla finestra dell'ufficio del sindaco la Bu33 si vede bene, come anche da viale Vittorio Veneto, dal sagrato della chiesa parrocchiale, da ogni angolo di paese. «È un momento triste», afferma il sindaco, seduta all’estremo del tavolo che guarda proprio verso via Roma, dove si trova l'antenna della discordia, «diciotto persone ieri (venerdì, ndc) mi hanno telefonato per dirmi che stanno pensando di lasciare Pedavena. Io non voglio che i cittadini dicano che se ne vogliono andare. Lo rinnego», afferma, visibilmente scossa, «qui la gente vive bene, i servizi ci sono, e noi vogliamo che la vita continui così».

L'antenna c'è, ma perché arrivi la tecnologia 4G ci vorranno ancora giorni. «Ora è il momento di alzare ancora di più la testa, perché se abbiamo perso una battaglia, possiamo ancora vincere la guerra. Siamo circondati dalla solidarietà dei pedavenesi, che si sono attivati autonomamente per sostenere la campagna del Comune e del comitato No Antenna. Ora faccio un appello proprio a loro, perché continuino a lottare. C'è ancora molto da fare». Le ipotesi sono diverse: «Stiamo studiando una campagna di migrazione ad altri operatori», sottolineano i portavoce del comitato, «punteremo a quei gestori che usano reti cablate al posto delle antenne, e stracceremo i contratti con la Telecom».

Continua nel frattempo il dialogo con il giudice di pace, interpellato per fare da mediatore tra i firmatari dell'istanza, oltre una quarantina, e il privato cittadino che ha acconsentito all'intervento, «un non residente», come tiene a precisare una portavoce. Alle 800 firme contrarie se ne sono aggiunte altre 800, raccolte dagli attivisti e depositate in comune prima di Natale. «La gente è contraria, e la copertura telefonica c'è. Non capiamo a cosa serva potenziare un segnale già esistente». Oltretutto quando arriverà il segnale 4G serviranno altri ripetitori per rimbalzarlo a chilometri di distanza. Presto potrebbero quindi sorgere nuove antenne. La Bu33 si trova a ridosso della biblioteca civica, dove «installeremo un sistema di monitoraggio delle emissioni di onde elettromagnetiche», preannuncia Castellaz, «e contatteremo l'Arpav perché si occupi a sua volta delle misurazioni». L'asilo parrocchiale “Ai caduti” è un altro luogo sensibile, assieme al municipio e alle abitazioni vicine, che abbracciano il terreno su cui è sorto l'emettitore e che per questo subiranno un deprezzamento del valore immobiliare. «Ritenteremo la strada politica, visto che finora la Regione non ha legiferato in materia e c’è un vuoto da colmare», proseguono i cittadini oppositori, «e stiamo valutando di intraprendere anche le vie legali, sempre se avremo le forze e i mezzi per farlo». E non mancheranno altre serate informative per educare i cittadini al buon uso di smartphone, tablet e chiavette, visto che «il meccanismo a cui ci ha abituati la società giustifica certi tipi di installazioni». La battaglia è appena cominciata, Pedavena non si rassegna.

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