Pedofilia, scarcerato Ario SciolariStarà agli arresti domiciliari a Roma

Istanza accolta dopo che la Corte Costituzionale ha «bocciato» la nuova norma, varata con decreto nel 2009, che non permetteva misure cautelari alternative al carcere per gli indagati di violenza sessuale
BELLUNO.
Dopo oltre tre mesi trascorsi dietro alle sbarre di una cella, il noto alpinista di San Vito di Cadore, Ario Sciolari, è uscito dal carcere di Pordenone. Il giudice delle indagini preliminari Giorgio Cozzarini ha accolto l’istanza di scarcerazione, presentata dall’avvocato dell’alpinista.

Ciò alla luce della recente pronunciazione della Corte Costituzionale che ha «bocciato» la nuova norma, varata con decreto nel 2009, che non permetteva misure cautelari alternative al carcere per gli indagati di violenza sessuale. Sciolari trascorrerà i suoi giorni, almeno fino alla scadenza dei termini cautelari, a Roma, nella casa della madre. È stata, infatti, negata dal gip la possibilità che il noto alpinista (difeso dall’avvocato Giorgio Azzalini) trascorra gli arresti domiciliari nell’abitazione di residenza a San Vito di Cadore.

La vicenda che ha portato dietro alle sbarre l’alpinista, noto per le sue traversate in Alaska, riguarda alcune pesanti molestie nei confronti di un tredicenne della provincia di Vicenza, durante un campo estivo, un paio d’anni fa, in un monte attorno a Forno di Zoldo. Il campo era ispirato al modo di vivere degli indiani della tribù dei Lakota, con tanto di “tepee”, le tradizionali tende dei nativi d’America, una delle quali era condivisa dall’alpinista e dalla sua presunta vittima. La violenza, secondo la pubblica accusa, sarebbe consistita nell’aver masturbato e poi massaggiato, con particolari oli, il corpo nudo del minorenne.

Non solo. A carico di Sciolari c’è anche l’accusa di corruzione di minore, ossia di aver commesso atti sessuali in presenza di un minorenne “al fine di farlo assistere”. «La nudità - aveva ribattuto Sciolari - faceva parte del programma del campo estivo durante l’Inipii, il rito d’iniziazione indiano». Le indagini del caso erano state portate avanti dai carabinieri della compagnia di Belluno. Un’accusa che l’indagato ha sempre respinto con decisione. «Tutte falsità», ha sempre sostenuto Sciolari. «Ce l’hanno con me». Pare, comunque, che dopo la vacanza e la denuncia, Sciolari abbia continuato a cercare la sua vittima, con visite a sorpresa nel Vicentino, telefonate, sms e lettere al ragazzino.

Il punto è che i precedenti, sempre ricollegabili al sesso e a minorenni, non depongono certamente a favore di Sciolari. L’alpinista, infatti, sei anni fa, fu accusato di essersi “esibito” davanti a tre minorenni in un bosco della Val Pusteria, in Alto Adige. Nel giugno 2004, tre ragazzini, una tredicenne e due sedicenni, denunciarono ai carabinieri per atti osceni un uomo, di cui fornirono una dettagliata descrizione fisica, che si era calato i pantaloni proprio mentre passavano davanti alla sua tenda. Le indagini portarono alla scoperta di un’auto, nei pressi del bosco dove avvenne il fatto, che risultò appartenere al noto alpinista. La descrizione fisica data dai minorenni e altri particolari portarono alla sua incriminazione per atti osceni: Sciolari chiuse la vicenda patteggiando tre mesi di reclusione. Pochi anni prima l’alpinista fu processato in rito abbreviato per detenzione di materiale pedo-pornografico. Una vicenda che risale all’estate di dieci anni fa, nel 2000, quando la procura della Repubblica di Verona lo mise sotto inchiesta dopo una lunga indagine sulla pedofilia via Internet. Secondo l’accusa, l’autore de “Il sogno del Lupo” aveva scaricato da siti Internet foto porno con protagonisti bambini asiatici dai 6 mesi ai 17 anni. Il processo a porte chiuse si concluse con una condanna a sei mesi di reclusione.

Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi