Pelmo d’Oro, una fonderia a giudizio per falso ideologico
BELLUNO. Pelmo d’Oro, la fonderia sotto processo. Il prestigioso premio, che quest’anno è giunto alla diciottesima edizione, con la cerimonia di consegna alla Certosa di Vedana, è incappato in un incidente di percorso, peraltro indipendente dal suo regolamento. Nell’edizione 2010/2011, era stata la fonderia veronese che avrebbe dovuto confezionare il trofeo ad avere qualche problema. Si trova a giudizio, per falso ideologico commesso dal privato in atto pubblico, la legale rappresentante Silvia Bonvicini, in quanto durante la procedura di assegnazione del lavoro avrebbe prodotto un’autocertificazione falsa.
Il giudice Elisabetta Scolozzi e il pubblico ministero Sandra Rossi hanno ascoltato la dirigente della Provincia che ha seguito più da vicino la vicenda, venendo a sapere che l’azienda aveva commesso delle irregolarità contributive per un totale di 137 mila euro. Quando l’ente di palazzo Piloni se n’è accorto, ha immediatamente fatto una segnalazione alla procura della Repubblica, che ha esercitato l’azione penale e fatto scattare il procedimento penale per il falso ideologico. Nella documentazione prodotta dall’azienda scaligera, non c’era traccia di questa irregolarità. Era tutto a posto, almeno formalmente.
La dirigente provinciale era l’ultima testimone da sentire nel corso della fase istruttoria e si sarebbe passati anche alla discussione, con la relativa sentenza di primo grado, se fosse stato presente l’avvocato difensore di fiducia dell’imputata, Maestrello del foro di Verona. Era in aula invece una sostituta bellunese che ha chiesto e ottenuto un rinvio. Il giudice Scolozzi ha consultato l’agenda, per capire anche quando avrebbe avuto la prossima udienza insieme al pubblico ministero Rossi e ha fissato quella del 13 ottobre, alle 9.30. Da ricordare che la pena per il reato di falso ideologico commesso da un privato in atto pubblico può arrivare addirittura fino a due anni di reclusione. (g.s.)
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