Pelmo, sentieri affollati nonostante il maltempo
SAN VITO DI CADORE. «Nessun pericolo» rassicura Maurizio Galeazzi, del Soccorso alpino di San Vito, dalle pagine de "Il Corriere delle Alpi". Ed ecco che Michele Bastanzetti, di Vittorio Veneto, decide di salire ieri ai piedi del Pelmo «per ascoltare i suoi lamenti, come ha invitato a fare, dalle vostre stesse pagine, il past president del Cai, Roberto De Martin».
Fin dall'infanzia Bastanzetti ha frequentato questa montagna come un tempio e la Forca Rossa come l'eterna inavvicinabile. Proprio là sotto si è fermato ieri mattina l'escursionista trevigiano, scattando la prima foto della frana ripresa da vicino. «Mi sono fermato a 300 metri perché è arrivato, prepotente, un temporale. Il distacco dalla parete non pare particolarmente imponente né costituito da blocchi voluminosi - racconta Bastanzetti -, è avvenuto sul versante che guarda Vodo di Cadore, parete ovest della Forca Rossa e si è arrestato ai piedi della stessa, 300 metri circa sopra il sentiero Flaibani - Alta Via n°1 che parte dal rifugio Venezia e conduce a forcella Val D' Arcia a 2476 metri».
Il Flaibani è anche parte di uno dei più suggestivi, gratificanti e frequentati anelli escursionistici delle Dolomiti: il giro di Pelmo e Pelmetto. «Un sentiero tenuto molto bene» riconosce il trevigiano. «Anche ieri, nonostante il tempo sempre più minaccioso, e la frana caduta da poche ore, ho incontrato almeno un centinaio di camminatori di ogni tipologia che hanno dovuto affrontare, generalmente ben attrezzati, una pioggia battente da metà mattinata».
Bastanzetti, che a Vittorio Veneto è a capo di un dinamico comitato ambientale, si è soffermato a considerare la frana quasi in religiosa meditazione. «Il distacco non è vistoso, per cui mi è piaciuto pensare che esso sia stato causato, saltando di cengia in cengia, da quegli scavezzacollo di dinosauri che han lasciato le loro paleo-orme sul masso del Pelmetto, una delle mete di massa dei camminatori soprattutto in gruppo famigliare. A parte questa immagine fantasiosa - aggiunge - tutti sappiamo che questi distacchi sono assolutamente fisiologici ed avvengono perché le Dolomiti sono una entità viva, in perenne cambiamento e movimento; coi tempi suoi ovviamente. Oltre al lavorio incessante dell' acqua e del conseguente ghiaccio invernale pochi però considerano che un altro elemento determinante nella modellazione dei Monti Pallidi è la forte escursione termica di certi versanti. Nelle giornate estive il sole picchia duro ed accumula calore sulla roccia la cui temperatura cala invece, repentinamente, la notte. Queste oscillazioni di temperatura sono il respiro della montagna».
Ieri mattina, ad esempio, la colonnina del mercurio si avvicinava, a quella altezza, allo zero termico. Ai piedi della Forca Rossa, in ogni caso, è meglio non avvicinarsi. Lo suggerisce anche Galeazzi. «Si sa - dice - che le pareti sono molto friabili per cui i distacchi sono frequenti».
Francesco Dal Mas
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi