Pensionati sempre più poveri
BELLUNO. Milleseicentoventinove pensionati in meno dal 2016 al 2018. Questo per effetto della riforma Fornero che ha rinviato sempre più in là l’età pensionabile. Resta, però, confermato ancora una volta, il gap esistente tra indennità di pensione degli uomini (1.478 euro) e quella delle donne (695 euro): queste ultime percepiscono il 50% in meno della pensione rispetto al sesso forte. Alla fine l’indennità media lorda in provincia al mese è pari a 870 euro, la seconda più bassa dopo Rovigo in Veneto e leggermente più alta rispetto all’Italia (866 euro al mese lordi).
Questa la fotografia delle pensioni in provincia di Belluno resa nota dall’Auser Cgil veneta. Una situazione che denota come siano in aumento le persone con pensioni (oltre 30 mila) che non superano i mille euro mensili e che, come tali, rasentano la soglia della povertà.
Il Bellunese quindi non solo si sta spopolando, ma si sta anche impoverendo: se almeno una decina di anni fa, erano i pensionati a sostenere le famiglie in difficoltà per la perdita del lavoro da parte del capofamiglia, ora anche per gli anziani questo aiuto diventa pressoché impossibile. A stento, infatti, arrivano alla fine del mese «con 870 euro di indennità, pagamenti di affitti, bollette e spese varie sempre in agguato», sottolinea Franco Piacentini dell’Auser veneto, ex sindacalista della Camera del lavoro. «Anche se c’è stato un leggero aumento delle indennità da pensione, dovute all’adeguamento al costo della vita».
Nell'ultimo biennio 2016 - 2018, sempre per effetto della legge Fornero, in provincia si è passati da 70.543 pensioni a 68.914 nel 2018.
Di queste 40.742 sono ad appannaggio di donne e 28.172 di uomini. Le pensioni da lavoratore dipendente, la forma più diffusa e numerosa, sono 34.691 nel Bellunese a cui seguono i 22.268 lavoratori autonomi.
Per la Cgil serve, quindi, urgentemente una nuova riforma previdenziale, che guardi al presente ma che non dimentichi le nuove generazioni, i giovani di oggi che saranno i pensionati di domani.
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