Pensioni, l’obiettivo resta cambiare la legge Fornero
BELLUNO. Qualche risultato è stato ottenuto, ma c’è ancora molto lavoro da fare sulle pensioni. In particolare per quanto riguarda i giovani, le carriere lavorative discontinue, il ripristino del requisito dei 41 anni per l’accesso alle pensioni di anzianità. Di pensioni si è parlato ieri pomeriggio nel consiglio dei delegati e pensionati Cgil, nella sala teatro del centro Giovanni XXIII. Tre i temi all’ordine del giorno, trattati dal segretario generale del Veneto Elena Di Gregorio e dal segretario generale della Camera del lavoro di Belluno Mauro De Carli: la riforma delle pensioni, il referendum costituzionale del 4 dicembre e il rinnovo dei contratti collettivi nazionali.
«Alcuni risultati li abbiamo ottenuti, ma la questione rimane aperta», ha sottolineato Elena Di Gregorio. «Sono state date risposte ai pensionati più deboli e a chi si trova in situazione di difficoltà (chi fa lavori usuranti, i lavoratori precoci, chi ha perso l’occupazione che aveva e non è riuscito a trovarne un’altra), ma nella legge di bilancio sono stati messi paletti che rendono più selettivo l’accesso alla pensione per questi lavoratori. Ad esempio mettere un vincolo di 36 anni di anzianità contributiva rischia di creare un problema a quei lavoratori che hanno avuto carriere discontinue».
Per la Di Gregorio è positivo che «dopo anni in cui si è continuato a fare cassa con le pensione, finalmente si sia invertita la tendenza, ma le risorse messe dal governo sono insufficienti per rispondere a tutti i bisogni e le esigenze dei lavoratori», continua. «Inoltre non è ancora stata data una risposta ai giovani, che spesso hanno lavori precari e discontinui e, con il sistema contributivo, avranno una pensione molto bassa». Talmente tanto che rischia di non permettere loro di vivere.
La mette sulla dignità, la segretaria generale veneta della Cgil: «Non molliamo la presa sul governo perché la questione è ancora aperta. I risultati ottenuti non bastano per garantire una pensione dignitosa a tutti i lavoratori». Continua dunque a vivere la piattaforma che era stata elaborata in maniera unitaria con Cisl e Uil e che prevedeva due fasi: interventi da mettere nella legge di bilancio e un impegno a confrontarsi su alcuni temi. Questo confronto è da fare.
Verterà su: «Il riconoscimento del lavoro discontinuo, la flessibilità in uscita rispetto al lavoro che si svolge, il riconoscimento del lavoro di cura, la pensione di garanzia. Chiediamo che chi va in pensione abbia almeno il 60% del montante retributivo», conclude la Di Gregorio. L’obiettivo finale delle organizzazioni sindacali era e resta cambiare la legge Fornero.
Ieri si è anche discusso del rinnovo dei contratti collettivi di lavoro. I lavoratori del pubblico impiego (dalla pubblica amministrazione alla scuola alla sanità) attendono da sette anni, ma sono bloccati anche i rinnovi nel settore meccanico e della grande distribuzione organizzata (supermercati). «Le risorse stanziate dal governo per il settore pubblico sono insufficienti», evidenzia la Di Gregorio. «Il rinnovo è fondamentale perché consentirebbe di intervenire sui redditi e, di conseguenza, di uscire dalla crisi perché aumenterebbe la capacità di spesa delle famiglie».
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