Per il Settimo alpini missioni in Somalia e tra i terremotati
BELLUNO. Al comando del 7° Reggimento alpini di Belluno arriva il colonnello Antonio Arivella. E per quest’ultimo si tratta di un ritorno in provincia. Già nel 1993, dopo aver completato la preparazione base alla Scuola militare alpina di Aosta, era stato assegnato nel suo primo incarico come comandante di plotone fucilieri al Battaglione alpini Pieve di Cadore, distaccamento di Santo Stefano, e nel 1996, promosso capitano, era stato trasferito al 16° Reggimento di Belluno, dove aveva comandato la Compagnia comando e servizi e, per breve tempo, di Compagnia reclute.
La cerimonia di cambio della guardia si è svolta ieri mattina alla caserma Salsa D’Angelo, alla presenza di autorità militari e civili. Il colonnello Diego Zamboni, in comando dal 24 ottobre 2014, ha passato il testimone al pari grado, ricordandogli che sarà «un compito impegnativo». «Impegnativo perché, ad oggi, comandare l’attività di un reggimento non è affatto semplice», ha commentato il nuovo comandante, «anche perché le risorse a disposizione sono poche e necessitano di un’oculata gestione».
Arivella - ricordando «il piacevolissimo ritorno a Belluno» - ha parlato delle prossime missioni del 7°. «Da qualche mese l’impegno in Somalia», ha spiegato, «dove opera una compagnia nell’ambito di un intervento sotto l’egida dell’Unione Europea per l’addestramento delle truppe somale e gibutine impegnate in quel Paese». Lo scopo è tutelare gli addestratori italiani presenti e formare i soldati in un contesto molto delicato. «Con alcune unità stiamo conducendo l’attività di scorta al convoglio per l’addestramento», ha aggiunto Arivella, «e, se necessario, saremo pronti a operare ancora».
Inoltre, probabilmente il Settimo, nel periodo invernale, potrebbe essere chiamato nelle aree del centro Italia colpite dal terremoto, per aiutare in caso di nevicate eccezionali o di particolari problematiche. «Nel 2009 ho assunto l’incarico di comandante del Battaglione alpini Feltre», ha ricordato, «e quando sono ripartito ho serbato un bel ricordo. Con Zamboni siamo stati colleghi di corso all’Accademia e condividiamo i valori fondanti dell’alpino». Valori e tradizioni ribaditi anche dal collega nel suo discorso di saluto. «Sono tre le domande fondamentali dell’esistenza umana», ha detto, «ossia “chi siamo?”, “dove andiamo?” e “perché esistiamo?”. Non possiamo cambiare il mondo, ma soltanto noi stessi per migliorare la realtà che ci circonda. Pensando a un progetto comune ed evitando di anteporre l’egocentrismo al bene di tutti».
Augurando buona fortuna al suo successore, Zamboni ha fatto un breve bilancio delle attività del Reggimento, tra cui la più significativa è stata l’operazione “strade sicure” nelle aree della Val di Susa e di Roma. Infine, il generale Paolo Fabbri, comandate Brigata alpina “Julia” ha ricordato come «gli alpini portano avanti da sempre la loro attività in modo silenzioso, ma facendoci ricordare perché dobbiamo continuare a credere nella nostra bandiera».
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