Per Sappada «una mozione va più che bene»
Il trasloco in Friuli oggi in consiglio, col sostegno del documentato parere di Matteo Toscani
Longarone, 19 marzo 2010. inaugurazione di Agrimont. Matteo Toscani - Il vice presidente del consiglio regionale Matteo Toscani
SAPPADA. «O la va o la spacca». È il “sentiment” di queste ore ai piedi del Peralba. E sarà il leit motiv del consiglio comunale che il sindaco Manuel Piller Hoffer ha convocato per le 11.30. Sarà posta ai voti una mozione (condivisa da maggioranza e opposizione) da inviare alla presidente della Camera, Laura Boldrini, perché martedì dia il via libera al voto sul distacco di Plodn dal Veneto ed il suo ritorno in Friuli. Non una perorazione qualsiasi, ma che terrà conto di un testimonianza autorevole di quanto è accaduto in consiglio regionale nel 2012 e dei consigli di un bellunese esperto di diritto, docente universitario. Ieri sera Matteo Toscani ha preso carta e penna ed ha scritto una puntuale obiezione a Roberto Ciambetti, che ha provato ad interrompere la corsa friulana di Sappada.
«C’ero io, in veste di vicepresidente del consiglio regionale», ricorda Toscani, «a presiedere quella seduta. Non ricordo se tra i voti favorevoli raccolti dalla mozione 149 c’era anche quello di Roberto. Di sicuro hanno votato a favore anche colleghi della Lega Nord. Non capisco, pertanto, le riserve di oggi. L’incoerenza politica evidentemente non fa problema».
Ma la mozione era sufficiente per l’assenso al trasloco di Sappada? In tanti oggi dicono di no, a cominciare dallo stesso presidente del consiglio. «Ricordo come fosse oggi che, dopo aver sottoposto il tema ai competenti uffici del consiglio regionale, arrivò la risposta che la legge non prevede le modalità di espressione dell’assise. E che, pertanto, una mozione equivaleva ad una delibera». Toscani ha un altro ricordo nitido. «Quando andammo alla Commissione Affari Costituzionali del Senato, anche in quella sede ci venne detto che una mozione era sufficiente. Lo può confermare l’ex presidente del consiglio Fvg, Franz».
Guarda caso, entrambi – Toscani e Franz – erano della Lega Nord. Oggi in consiglio comunale si osserverà, sulla base di un parere richiesto ad un noto costituzionalista, che l’espressione “sentito il consiglio regionale” non si traduce automaticamente in un ordine del giorno, oppure in una delibera, o ancora in una mozione. La legge costituzionale, appunto, non lo chiarisce. Bene, la mozione che l’assemblea municipale sarà chiamata ad approvare per essere poi inviata alla presidente della Camera spiegherà tutto questo ed altro. Chiarirà anche i cavilli – così li chiamano i referendari – di natura economica, per dimostrare che col passaggio di Sappada non deriverà alcun danno allo Stato. Secondo Toscani, la lettera recapitata a Montecitorio da Ciambetti «è legittima», ma sul piano politico è «assolutamente scorretta E lo è soprattutto per un dirigente della Lega, che ha sempre fatto dell’autonomia la sua anima valoriale». I referendari hanno invitato il “popolo del sì al Friuli” a partecipare al consiglio di oggi. Ma si sono raccomandati anche di non cedere a nessuna forma di esibizionismo. «Io sono un piemontese, sappadino d’adozione», afferma Riccardo Breusa, «ritengo che questa battaglia sia sacrosanta perché in ballo c’è il rispetto della democrazia». Danilo Quinz, un altro referendario, non ha dubbi sul “tradimento” che si perpetrerebbe martedì se la volontà popolare del 2008 venisse disattesa.
Francesco Dal Mas
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