Perarolo, i tecnici in sopralluogo «Cappotto alla frana»

Bottacin: «La Regione è pronta a partire con i primi lavori coperture con teli di nailon e drenaggio delle acque»  

PERAROLO. La frana di Perarolo indosserà il cappotto, anzi l’impermeabile. Per ripararsi dalle precipitazioni, specie quelle più abbondanti.

Proprio così. Prima verrà disidratata, poi sarà coperta, in modo da evitarle l’effetto spugna. Lo conferma l’assessore regionale all’ambiente, Gianpaolo Bottacin, a seguito del nuovo sopralluogo alla Busa del Cristo di Perarolo.

L’assessore alla Protezione civile, insieme ai tecnici di Genio civile, Difesa del suolo e Protezione civile regionale e provinciale, ha accompagnato in perlustrazione il personale del Dipartimento nazionale della Protezione civile e il professor Nicola Casagli del Dipartimento di Scienze della terra dell’Università di Firenze e il professor Antonio Galgaro del Dipartimento di Geoscienze dell’Università di Padova.

«Per quanto riguarda i nostri interventi, siamo fin d’ora pronti a partire con il drenaggio dell’acqua dal corpo di frana, fondamentale per rallentare notevolmente il movimento franoso anche se non sarà possibile eliminarlo del tutto», ha sintetizzato le conclusioni della verifica l’assessore Bottacin.

Siringando l’acqua, il cantiere dovrà provvedere contemporaneamente alla copertura del corpo di frana, con teli di nailon, ma anche con una resina particolare che la dovrebbe rendere impermeabile.

Lo smottamento non ha un’estensione chissà quanto grande, quindi l’operazione si presenta facilmente praticabile.

«Questa è la priorità - sottolinea Bottacin – per cui provvederemo all’opera nelle prossime settimane».

Immediatamente dopo ne verrà rinforzata la base con una barriera di sostegno e di contenimento, probabilmente attraverso una scogliera di grandi massi, piuttosto che un muro di calcestruzzo. La base della frana, come si sa, è alquanto fragile.

Un successivo intervento sarà quello di metterla in sicurezza con nuove berlinesi, al posto di quelle che stanno cedendo. Nella parte alta, come si sa, interverranno anche le Ferrovie dello Stato e, di conseguenza, scatterà il coordinamento con il cantiere della Regione.

Il costo iniziale dell’opera sarà di un milione e mezzo, che stanzierà la Regione in attesa di recuperare la somma dal Governo. Il progetto è già stato inserito nel Rendis.

In attesa di conferme romane, Bottacin ha già chiesto ai tecnici di impegnare sul bilancio la somma necessaria. Considerato lo “stato di crisi” proclamato dal presidente della Regione, Luca Zaia, il cantiere sarà il più rapido possibile: anche questo è stato concordato ieri. «Continua il nostro estremo impegno per dare sicurezza alla situazione – spiega l’assessore – circa la quale, come dimostrano queste ripetute verifiche sul campo, non vogliamo lasciare nulla al caso. L’utile confronto valorizzato dagli ulteriori pareri raccolti oggi conferma la bontà dei ragionamenti tecnici finora svolti ma anche l’assoluta importanza del sistema di monitoraggio da noi attivato che sia i rappresentanti del Dipartimento Nazionale che quelli delle Università hanno esplicitamente evidenziato come preziosissimo».

Nelle prossime settimane, in ogni caso, il sistema verrà ulteriormente aggiornato. Adesso, in caso di allarme rosso, l’emergenza scatta lungo l’ultimo tratto del Boite e il Piave, fino a Belluno.

I tecnici faranno in modo di articolare diversamente l’emergenza, immaginando che i pericoli che corre Ospitale di Cadore non saranno gli stessi di Longarone, Ponete nelle Alpi e Belluno.

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