Perarolo, un nuovo studio sulla frana

La Regione ha affidato l’incarico per approfondire gli ultimi dati, l’incarico riguarda anche la chiesa di San Martino a Valle
Di Irene Aliprandi

PERAROLO DI CADORE. C’è chi sostiene che, potenzialmente, è la frana più pericolosa di tutta la provincia di Belluno e, nell’elenco presentato dalla Regione al ministro dell’ambiente è indicata come la priorità da finanziare. Nel frattempo la frana di Sant’Andrea sarà sottoposta ad una nuova fase di studi ancora più approfonditi, dopo che l’Università di Padova ha messo in luce la presenza di una massa in movimento superiore a quella prevista inizialmente.

Ad occuparsene sarà un ingegnere veneziano, Matteo Barbini, al quale la Regione chiede di approfondire una serie di tematiche relative alla frana, fondamentalmente allo scopo di determinarne il comportamento e le caratteristiche. Il professionista, che ha ricevuto l’incarico in questi giorni da parte della Regione (per 5.824 euro), sezione difesa del suolo, dovrà: individuare e aggiornare le aree a rischio idrogeologico, elaborare i dati rilevati dal sistema di monitoraggio della frana di Sant’Andrea, analizzare l’evoluzione del fenomeno franoso del versante sotto la chiesa di San Martino a Valle di Cadore e, più in generale, valutare la pericolosità geologica di tutta questa massa in movimento in connessione con le problematiche idrauliche del torrente Boite.

«La frana infatti», spiega l’assessore regionale all’ambiente Gianpaolo Bottacin, «costituisce una minaccia, perché il materiale scende nel Boite, che in quel punto è molto stretto, rischiando di creare un effetto diga. L’Università di Padova ci ha detto che le dimensioni della frana sono notevoli, superiori alle prime ipotesi e per questo l’abbiamo indicata come priorità da finanziare al ministro Galletti. Il monitoraggio c’è da tempo, 24 ore su 24, ma vogliamo saperne di più».

Condivide anche il sindaco di Perarolo, Pier Luigi Svaluto Ferro per il quale la frana rappresenta una preoccupazione notevole: «Si tratta di una frana storica, difficile da controllare perché ha un andamento anomalo: si mette in movimento indipendentemente dalle piogge ed è alla ricerca continua di un equilibrio che non si riesce mai a prevedere. Da tempo il monitoraggio è ai massimi livelli, con tre sistemi evolutissimi, punto per punto». In tutti questi anni, spiega ancora il sindaco, si è capito che la frana è composta da due volumi, uno verso il Boite, l’altro verso la ferrovia ma il pericolo non è legato alla presenza di abitazioni, quanto al “rischio tappo”.

«Se la frana collassa in un momento in cui il Boite è in piena, sono guai», dice Svaluto Ferro, considerando che la massa interessata è stimata (per ora) in 100 mila metri cubi: «In realtà la frana è sul territorio di Valle di Cadore, ma a subirne i danni è Perarolo». In queste settimane il Comune sta anche aggiornando il piano di protezione civile, alla luce delle nuove volumetrie.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Argomenti:franedissesti

Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi