Perizoma e “quasi” topless, finisce dal giudice di pace

Una cubista di Riese ballava al “Tiziano” col nastro adesivo al posto del reggiseno. Denunciata per atti contrari alla pubblica decenza, sceglie di evitare l’oblazione

PIEVE DI CADORE. La cubista dal giudice di pace. Una bella ragazza, con una panoramica cascata di capelli biondi, è accusata di atti contrari alla pubblica decenza e lunedì dovrà risponderne a Pieve di Cadore, difesa dall’avvocato Mauro Gasperin. La sera del 22 settembre 2012 la ventinovenne M.M. era salita fino a Pieve di Cadore da Riese Pio X per una festa al Gran caffè Tiziano. La locandina della serata lampeggiava come un neon per il “Mega party Porky college”. Nella scaletta, la musica dei dj Daido e Zen; la voce di Cristiano vocalist, un ospite speciale da Jack Showman; l’illusionista e contorsionista Elena; il body painting di Strilly e uno spettacolo sexy.

Il locale è pieno di ragazzi e ragazze - si racconta addirittura di circa 500 persone - in una delle serate di maggior richiamo in un mese molto intenso per il centralissimo locale. Non c’è tutta la gioventù del Centro Cadore, perché al completo non ci starebbe, ma davvero poco ci manca. L’estate è ormai al tramonto, ma in montagna c’è ancora tanta voglia di divertirsi insieme. È passata la mezzanotte, quando sul palco salgono tre donne e un uomo. Due sono veneziani di Dolo e gli altri vengono dalla padovana Piove di Sacco e dalla trevigiana Riese Pio X. Lui balla a torso nudo e le sue colleghe in abiti discinti. Tutto apparentemente normale: non si sale sul cubo castigate o in abito da sera e, una volta lassù, è naturale che gli occhi maschili siano tutti su di te.

Una delle ragazze è molto seducente: indossa un perizoma e alcuni pezzi di nastro adesivo al posto del reggiseno. Tecnicamente non è nemmeno un topless, come se ne vedono tanti sulle spiagge dell’Adriatico. Eppure qualcuno chiama i vicini carabinieri, che arrivano nel locale di piazza Tiziano e fanno valere l’articolo 726 del codice penale: atti contrari alla pubblica decenza. Nessuno balla nudo, altrimenti sarebbero potuti scattare gli atti osceni in luogo pubblico, con il 527.

Il ballo viene interrotto e i quattro sono invitati a rivestirsi. In tre hanno già deciso di oblare, cioè di pagare una multa, per non avere più debiti con la giustizia. Mentre M.M. è sempre più convinta di non aver fatto niente di vergognoso e preferisce andare a giudizio dal giudice di pace di Pieve di Cadore. La sua vicenda verrà discussa lunedì prossimo, alle 12.30. Non si è ancora capito chi abbia acceso il cellulare e digitato il 112 per chiamare i militari dell’Arma e far scattare la denuncia.

La pena prevista per questo genere d’imputazione va da un mese di reclusione a una multa che va da 10 a 206 euro. La difesa punterà all’assoluzione, male che vada al minimo della pena.

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