Perse in un anno nel Bellunese 47 imprese: soffre il commercio

L’edilizia è il valore aggiunto nella prima metà del 2022 grazie al Superbonus.

Pozza: «A settembre faremo i conti con caro bollette, inflazione e pandemia»

Francesco Dal Mas
Mario Pozza, presidente della Camera di commercio
Mario Pozza, presidente della Camera di commercio

BELLUNOL’industria bellunese tiene, dopo la pandemia. Così pure, almeno fino ad oggi, l’edilizia. Qualche scricchiolio nell’artigianato. E il settore dell’ospitalità non ha ancora recuperato i livello precovid.

L’analisi è della Camera di Commercio che conta 554 imprese in più tra aprile e giugno, ma 47 in meno rispetto all’analogo periodo del 2022, e addirittura 219 sotto i numeri del secondo trimestre 2019.

Al 30 giugno 2022 le sedi d’impresa della provincia risultano in crescita rispetto al primo trimestre (+54). Il confronto con lo stesso periodo dell’anno precedente e con la consistenza pre-Covid (giugno 2019) ci restituisce una situazione opposta: –47 imprese rispetto a giugno 2021 e –163 unità rispetto a giugno 2019. Va subito precisato che il dato delle unità locali, cioè delle filiali d’impresa, anche con sede fuori provincia, risulta in controtendenza: +305 a Belluno. La dinamica appena descritta ricalca lo stesso andamento per le imprese artigiane che risultano costituite da 4.653 unità e crescono di +29 rispetto a giugno 2021, ma non riescono a raggiungere né lo stock di un anno fa (-51) né tantomeno quello del triennio precedente (-132).

«Nel complesso delle imprese, va precisato», puntualizza Mario Pozza, presidente Ccia, «che quasi metà del guadagno congiunturale è fornito dalla crescita delle attività legate alle costruzioni (+25, di cui +17 artigiane). È positivo anche il confronto con lo stesso periodo dell’anno precedente (+9), che riesce comunque a compensare la flessione».

L’edilizia, dunque, fino ad oggi rappresenta il valore aggiunto. A Belluno, pur nel contesto di un saldo negativo, il comparto, tra giugno 2022 e giugno 2021, aumenta di 28 sedi d’impresa (19 agenzie immobiliari e 9 ditte di costruzioni). E il motivo, secondo Pozza, è che abbiamo ancora l’effetto Ecobonus 110%. Ma domani? C’è da preoccuparsi.

Continua invece a soffrire il comparto del commercio: dal giugno 2019 si sono perse 14 imprese all’ingrosso, 35 esercizi di commercio al dettaglio, che salgono a 100 se si considera il triennio. Il settore della ristorazione, in flessione per le sedi d’impresa (-13 rispetto ad un anno fa e –36 rispetto a tre anni fa), risulta invece in crescita con le filiali dipendenti (rispettivamente +23 e +46). Il che significa che ci sono società e Gruppi esterni a investire in provincia.

«L’alloggio e la ristorazione», continua Pozza, «sono un comparto che esce da un periodo nerissimo a causa del Covid. Su base trimestrale, grazie alla ripartenza dei flussi turistici, ci sono segnali di vivacità della base imprenditoriale, per entrambi i settori. Su base annua, invece, tiene solo l’ospitalità, mentre la ristorazione resta in bilancio negativo».

Merita attenzione l’andamento della manifattura: si nota qualche piccolo recupero su base trimestrale – precisa il presidente – che riguarda il legno-arredo. Ma accusa una contrazione su base annua pari a 38 sedi, in buona parte dell’artigianato (-21 unità).

«Si badi», avverte Pozza, «stiamo ragionando su una parte dell’anno che ha beneficiato ancora del rimbalzo dell’economia nel corso del 2021. A settembre verranno al pettine una concatenazione di fattori legati alla guerra, al rincaro dei costi energetici, all’inflazione, agli effetti di lungo periodo di una pandemia ancora attorno a noi: fattori che, se non mitigati da opportuni provvedimenti, peseranno moltissimo nella propensione ai consumi e agli investimenti. L’andamento delle materie prime già sconta dei bruschi rallentamenti: il passaggio dalla frenata (magari utile per calmare l’inflazione) alla recessione è brevissimo. E se affrontiamo la situazione senza un Governo, saremo ancor più in balia degli eventi»

Argomenti:economia

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